Paternità in tarda età: non solo fecondazione, o donazione del seme

Diventare padri in tarda età si può e non solo con la fecondazione o la donazione del seme ma anche grazie a un percorso medico di PMO, lo studio genetico pre-impianto dell'embrione
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Robert De Niro a 79 anni è diventato papà per la settima volta; Clint Eastwood e Rod Stewart a 66 anni; Donald Trump e Michael Douglas a 59, Charlie Chaplin ha fatto figli fino a 73 anni. Diventare padri a tutte le età è quel tipo di notizia a cui siamo abituati e sembra ormai fare meno clamore, almeno per i vip, rispetto a quando accade alle donne come fu per la bellissima Venere Nera Naomi Campbell qualche anno fa. Che dietro a queste paternità tardive ci sia madre natura, tecniche di PMA o donatori di seme non è detto.

Le curve della fertilità maschile e femminile non sono uguali, sappiamo che quella femminile subisce un brusco calo già a partire dai 35 anni d’età, range temporale in cui la produzione di ovuli di qualità inizia a calare. Negli uomini la spermatogenesi avviene costantemente e quindi vengono sempre ricreate nuove cellule, a differenza delle donne questo significa che gli spermatozoi non sono vecchi come gli ovociti quando si cerca la fecondazione“.

Lo ribadisce, intervistato dall’agenzia Dire, Francesco Gebbia, ginecologo specialista in Medicina della Riproduzione all’Ivi Roma. Che sia questa differenza biologica a traghettare maggior biasimo sociale per le donne che diventano mamme dopo i 50 anni potrebbe darsi. Ma determinate criticità non fanno sconti al genere e infatti “superati i 50-55 anni d’età dell’uomo – tiene a ricordare lo specialista – si possono evidenziare alterazioni della qualità seminale che correlano con un rischio aumentato di alterazioni cromosomiche del feto. Per tali ragioni, a seconda dei casi, può essere valutato un percorso di PMA con studio genetico pre-impianto degli embrioni“.

D’altro canto non possiamo esser sicuri per esempio che Anthony Quinn a 80 anni sia diventato padre senza fecondazione assistita. “Non lo possiamo sapere – risponde lo specialista – Può essere avvenuto in modo naturale o con l’ausilio della procreazione medicalmente assistita o, perché no, utilizzando un seme del donatore. In ogni caso è importante non alimentare distinzioni tra i bambini nati con procreazione medicalmente assistita e in modo naturale o con gameti della coppia o donati“.

La PMA può essere comunque un valido aiuto anche per chi, anche non in età avanzata, soffra di impotenza. In questi casi, spiega Gebbia, “è possibile che il medico dopo accurati esami per definire il tipo di problema – suggerisca dei trattamenti di tipo farmacologico per risolvere la problematica e provare a permettere una gravidanza per via naturale. In alternativa, è comunque possibile optare per soluzioni di tipo terapeutico in base all’intensità e alla causa dell’alterazione seminale, come l’inseminazione artificiale, la fecondazione in vitro o la donazione anonima del seme“.

Sulla necessità di ricorrere a un donatore “la Società Italiana di Embriologia, Riproduzione e Ricerca (SIERR) insieme con il Ministero della Sanità – precisa il ginecologo Ivi Romaha stabilito le linee guida cui fare riferimento in materia di donazione dei gameti e in particolare quali debbano essere le caratteristiche che consentano alla coppia di fare ricorso alla donazione di seme e gli elementi essenziali del profilo del donatore di seme. In particolare nella donazione del seme, il partner maschile deve essere sterile o avere comprovati problemi di fertilità, oltre che più generalmente disfunzioni eiaculatorie, anomalie degli spermatozoi o del liquido seminale. La coppia può fare ricorso alla donazione di seme – ricorda infine – anche nel caso in cui si siano già sottoposti a un ciclo di fecondazione assistita realizzato tramite l’utilizzo del seme del partner della coppia e non abbia dato esito positivo“.

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