Prateria del mare: un gioiello da proteggere, ci salva dai cambiamenti climatici

La prateria del mare o Foreste blu riescono a essere più efficienti per i cambiamenti climatici rispetto le foreste amazzoniche e sono un gioiello da proteggere, evitando l'ancoraggio delle imbarcazioni nel Mediterraneo
MeteoWeb

La prateria del mare o “Foreste blu” che risultano più efficienti degli alberi dell’Amazzonia di fronte ai cambiamenti climatici, le praterie di posidonia del Mediterraneo sono un gioiello da proteggere. Questa è la conclusione a cui sono giunti una rete internazionale di difensori dell’ambiente che ha sede in Corsica, le cui acque ospitano due terzi di queste piante sottomarine. Sulla sponda del Mediterraneo, “solo tre Paesi, Francia, Spagna e Croazia, hanno norme che vietano l’ancoraggio” delle imbarcazioni sulla prateria di posidonia. Tuttavia, in altri luoghi le ancore possono strappare interi tratti di queste “foreste azzurre“, secondo Catherine Piante, responsabile della pianificazione dello spazio marino presso il WWF in Francia.

Vivai per pesci, capaci di proteggere dall’erosione, ma anche pozzi di assorbimento del carbonio, gas serra tra le principali cause del riscaldamento globale: queste praterie, che coprono “tra i 2 e i 2,3 milioni di ettari nel Mediterraneo“, sono “assolutamente da proteggere” poiché “in un secolo nella zona è scomparsa tra il 10 e il 30% di posidonia“, ha spiegato Piante. Creato nel 2019 ad Atene, su iniziativa di Francia e Spagna, a seguito di un simposio europeo sull’impatto degli ancoraggi delle navi, il Mediterranean Posidonia Network riunisce una sessantina di membri, tra cui l’Unione Europea, 12 dei 21 Paesi del Mediterraneo e le principali organizzazioni internazionali per la protezione dell’ambiente.

L’urgenza di proteggere la prateria del mare

Coordinata dall’Ufficio francese per la biodiversità (Ofb), questa rete ha l’obiettivo di tutelare il 100% di posidonia entro il 2030. E per farlo sarà necessaria una conoscenza completa della sua presenza nel Mediterraneo e delle pressioni a cui è sottoposta, “e poi mettere in atto misure per proteggerla“, dice Frédéric Villers, project manager dell’Ofb.

Tra queste, l’installazione di boe – in modo che le barche possano ormeggiare senza gettare l’ancora – “nei Paesi che ne hanno più bisogno” e “regolamenti uniformi” in tutti i Paesi. “La Corsica ospita il 66% della posidonia della costa mediterranea ed è stata un grande precursore nello studio di (questa flora), con la prima mappatura di un’intera regione, a partire dagli anni ’90”, sottolinea Catherine Piante. Anche le Baleari, isole che contano il 50% della posidonia di tutta la Spagna, lavora da molto tempo per proteggerla. L’aspetto più innovativo è stata la creazione di un servizio di monitoraggio e assistenza che informa le imbarcazioni da diporto sull’importanza della sua importanza.

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