Previsioni Meteo, Guido Guidi: “trend fresco e piovoso anche a Giugno”. E sull’alluvione in Romagna…

Intervista al Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare Guido Guidi: l’alluvione in Romagna, la primavera fresca e piovosa e le previsioni meteo a medio e lungo termine per il mese di giugno e l’estate 2023
MeteoWeb

L’alluvione in Romagna ha scosso le coscienze dell’Italia che sta vivendo una primavera particolarmente fredda e piovosa. Altri fenomeni di maltempo estremo hanno colpito varie zone del Paese, da Nord a Sud, con abbondanti nevicate sulle Alpi, venti di burrasca ad oltre 100km/h in più occasioni nelle Regioni del Sud, forti temporali e piogge torrenziali. Per approfondire cosa sta succedendo, abbiamo contattato il Tenente Colonnello dell’Aeronautica Militare Guido Guidi, esperto meteorologo e tra i più apprezzati e conosciuti volti televisivi delle previsioni del tempo sulla Rai.

Tenente Colonnello, come si sono generate le due alluvioni che hanno colpito la Romagna nelle scorse settimane?

Abbiamo avuto due grandi eventi alluvionali, molto simili tra di loro, a breve distanza uno dall’altro. Si è trattato di due perturbazioni che sono entrate nel Mediterraneo occidentale, da lì sono scese sul nord Africa e dopo aver percorso il Maghreb sono uscite dalla Tunisia risalendo l’Italia. In quest’ultima fase, come molto di frequente accade, si sono intensificate considerevolmente con un rapido approfondimento del minimo di pressione al suolo. L’andamento dell’approfondimento del minimo e la traiettoria delle due tempeste sono stati leggermente diversi tra loro, ma in termini generali entrambe hanno attivato persistenti correnti nord/orientali dai Balcani verso il medio-alto Adriatico. Queste correnti instabili hanno trovato l’Appennino Romagnolo a fare da contrafforte, determinando così enormi quantitativi di pioggia concentrati in quell’area. Questo è successo prima tra 2 e 3 maggio, poi tra 15 e 16 maggio”.

Qual è stato il regime pluviometrico di questi eventi?

Non è stata una pioggia ad alta intensità, perché essendo fenomeni derivanti da occlusione avevano origine da nembostrati e spesse nubi stratiformi in grado di dar luogo a grandi quantitativi di precipitazioni ma non con ratei precipitativi in termini di mm/hr particolarmente elevati. Per fare un esempio, i forti temporali pomeridiani che nelle scorse ore hanno colpito varie zone del Centro/Nord e lo stesso Appennino emiliano sono stati molto più violenti in termini di intensità delle precipitazioni. Il problema delle due alluvioni in Romagna è stato che queste precipitazioni sono state particolarmente persistenti, in modo particolare nel secondo episodio, per oltre 24-36 ore, scaricando così oltre 100-150mm di pioggia su un’area vastissima con massimi di oltre 220-240mm nelle zone più colpite. Questo significa che ha piovuto molto, moltissimo. Nel primo evento, è possibile che il suolo abbia avuto maggior capacità di assorbire le precipitazioni, mentre nel secondo può esserci stato l’effetto contrario, cioè il suolo era già intriso d’acqua a causa del primo episodio. In sostanza i due eventi si sono sommati, e questa è una delle ragioni, non l’unica, per cui le conseguenze del secondo sono state ben peggiori rispetto al primo”.

Alcuni esperti ritengono che quest’alluvione – così come il precedente periodo di grave siccità vissuto dal Nord – siano effetti del cambiamento climatico, in quanto mai era successo prima qualcosa del genere. È davvero così?

Il ‘mai successo prima’ deve essere sempre confortato dai numeri: è una dichiarazione ad effetto molto semplice da esternare nel momento in cui siamo emotivamente colpiti da un disastro di queste proporzioni, ma poi leggendo i dati storici scopriamo che potremmo avere la memoria corta e che di eventi precipitativi di questa portata o anche molto peggiori ne abbiamo subiti diversi. Per capire se davvero una siccità come quella degli scorsi 18 mesi al Nord non si era mai verificata prima, bisogna andare a vedere gli eventi siccitosi degli ultimi decenni o secoli: il periodo spicca certamente tra i più estremi, ma in termini generali non si notano trend di aumento di questi eventi. Certamente l’evento di siccità appena concluso è stato molto intenso, soprattutto sul Nord/Ovest ma in generale su tutto il Nord, anche perché i principali fiumi partono proprio dal Nord/Ovest quindi se non piove per un lungo periodo al Nord/Ovest poi ci sono problemi di approvvigionamento idrico in tutto il settentrione. Ma con le serie storiche relativamente imprecise di cui disponiamo, affermare che un evento non abbia precedenti può non essere un’affermazione accurata, perché c’è memoria di eventi di siccità analoghi per intensità”.

“Per quanto riguarda invece le intense ed estreme precipitazioni della Romagna – prosegue l’esperto – sicuramente possiamo dire che questo tipo di quantitativi pluviometrici sono molto rari, nel senso che occupano e superano la parte più alta della distribuzione statistica, ma anche qui bisogna guardare i dati e fare i conti con un problema di indisponibilità di serie storiche sufficientemente accurate. In ogni caso, sia nel caso della siccità che nel caso dell’alluvione, è doveroso precisare che alcun elemento meteorologico può essere ascritto tout court all’andamento climatico. Ovviamente la somma degli eventi meteorologici, se cambia la distribuzione statistica delle occorrenze, diventa riconducibile al clima, ma al momento non c’è alcun trend robusto, seriamente consolidato, che ci possa consentire di dire che in Italia stanno aumentando le piogge estreme o i fenomeni estremi. C’è tuttavia un sentore di quest’aumento, più solido negli scenari dei modelli climatici che nelle osservazioni. Sebbene in termini scientifici, non possiamo dire con certezza che si stiano verificando fenomeni mai accaduti in precedenza, questo non significa escludere che ci siano determinati trend e determinate forzanti anche antropiche, ma serve molta cautela: dobbiamo sempre ricordarci che stiamo parlando di eventi tipicamente meteorologici, a cui è sempre molto complesso attribuire cause climatologiche”.

A prescindere dall’alluvione in Romagna, l’Italia è da quasi due mesi in un regime di freddo anomalo e surplus pluviometrico: sta piovendo tantissimo e le temperature sono inferiori rispetto alla norma da inizio aprile. Cosa sta succedendo?

L’andamento della temperatura nelle varie zone del Pianeta dipende sempre dal fatto che la Terra cerca di perseguire uno stato di equilibrio, redistribuendo il proprio calore attraverso il lavoro compiuto dal mare e dall’atmosfera. Per questo possiamo avere contemporaneamente anomalie calde e anomalie fredde in zone diverse. In Italia negli ultimi mesi siamo passati dalla siccità a condizioni molto umide e instabili, oltre che fresche. Ma mi corre l’obbligo di una premessa: la primavera è una stagione ingannevole. Al contrario di come viene considerata dalla popolazione, non è una stagione necessariamente di bel tempo. Invece è la stagione in cui il sistema fa la sua transizione dalla fase fredda alla fase calda; astronomicamente parlando cambia in positivo la quantità di energia che viene erogata all’emisfero settentrionale e questo innesca dinamiche che possono essere di tempo stabile e caldo o anche di tempo più perturbato e più fresco. Le stagioni di transizione, cioè primavera e autunno, sono le stagioni in cui maggiormente gli scambi di calore tra le alte e le basse latitudini avvengono per opera delle perturbazioni. In primavera e autunno sono massimizzati gli scambi meridiani, da nord a sud e da sud a nord, e questo aumenta la probabilità che ci siano fasi in cui arriva aria calda da sud o fredda da nord. Per capire poi il carattere di quest’anno in termini di anomalie fresche e piovose varrebbe la pena investigare un altro fattore: durante il periodo di siccità in Europa abbiamo avuto una persistenza di anticicloni alle alte latitudini. Queste alte pressioni hanno condizionato lo scenario barico, impedendo che le perturbazioni entrassero in Europa e quelle poche che sono entrate, arrivavano da Nord/Ovest, attraverso le Alpi. Così il Nord/Ovest è rimasto a lungo a secco di pioggia”.

“In concomitanza di questo periodo – continua Guidi – abbiamo avuto due anni e mezzo, quasi tre di La Niña, cioè ENSO negativo, che sta giungendo a termine, e questo sicuramente cambia l’assetto della redistribuzione del calore sul pianeta perché sono eventi che spostano quantità enormi di energia e hanno tele-connessioni molto diverse. Le tele-connessioni dell’ENSO sull’area Mediterranea e dell’Europa sono però abbastanza deboli, ma è anche vero che qualcuna c’è e allora la tendenza a questi lunghi anni di ENSO negativo potrebbero aver avuto un ruolo nel posizionamento delle figure bariche; nel momento in cui questa situazione ha iniziato a venir meno, il meccanismo si è rimesso in moto. Capisco che possa essere vago, forse addirittura speculativo, ma queste sono le cose che sono sostanzialmente accadute ed è da questa parte che si bisognerebbe investigare per capire cosa ci sia all’origine di questi eventi. Oppure, al contrario, semplicemente le variazioni di medio lungo periodo inter annuali sono abbastanza casuali, o forse – anzi sicuramente – hanno delle ragioni che noi ancora non conosciamo”.

Le previsioni meteo per i prossimi giorni sono ancora all’insegna dell’instabilità. Cosa dobbiamo aspettarci sul medio-lungo termine? Quali sono le tendenze per giugno e per l’Estate 2023?

È probabile che quest’anno anche giugno continui così, fresco e instabile: il modello mensile del centro europeo ECMWF ha un segnale molto visibile di anomalia positiva delle precipitazioni che si protrae per buona parte del mese di giugno, e di anomalia delle temperature neutra o negativa, indotta dalle maggiori nuvolosità e piovosità, e minor soleggiamento, il tutto ovviamente nel contesto della stagione che progredisce. La Terra, ovviamente, non si ferma e andremo comunque verso il Solstizio: le giornate saranno più lunghe e luminose, e anche le temperature di base si alzeranno. Nelle giornate di bel tempo, che ovviamente non mancheranno, farà più caldo di ora com’è normale che sia a giugno, ma effettivamente potrebbe essere un giugno un po’ più piovoso della norma e non particolarmente caldo, scongiurando così ondate di calore nella prima fase della stagione. Attenzione, però, alla tendenza successiva: il modello stagionale vede invece un trimestre estivo (giugno, luglio e agosto) con anomalie positive complessive nelle temperature trimestrali. Questo significa che se davvero questi modelli avessero circoscritto con precisione le tendenze, cioè se giugno sarà fresco e poi però l’estate sarà calda, questo caldo dovrebbe essere tardivo, tra luglio e agosto, tale da recuperare le anomalie fresche di giugno. Ma è tutto da vedere: per ora abbiamo qualche segnale solido su giugno, che ci attendiamo fresco e piovoso, e segnali molto labili, difficili da interpretare, per il resto della stagione, perché più distante è la previsione, più è difficile realizzarla e meno affidabile diventa la tendenza”.

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foto Ansa
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