Spagna: siccità senza precedenti, a rischio la produzione di olio di oliva

La Spagna sta vivendo negli ultimi quattro mesi una siccità senza precedenti, causata dall'assenza di pioggia e da ondate di calore che minano la produzione dell'olio di oliva
MeteoWeb

In Spagna, dopo un 2022 molto caldo, la siccità e le temperature elevate fanno temere una catastrofe per la produzione di olio di oliva per il 2023. Il Paese iberico è il primo produttore al mondo e negli ultimi quattro mesi, le precipitazioni sono ridotte al minimo. “Non piove quasi da gennaio: i terreni sono asciutti“, dice Cristobal Cano, segretario generale dell’Unione dei piccoli agricoltori (Upa) dell’Andalusia, centro nevralgico delle olive spagnole.

Un proprietario di 10 ettari di ulivi ad Alcalá la Real, nel sud del paese, non aveva mai visto un periodo di siccità così problematico nei suoi vent’anni di carriera. “Se il tempo non cambierà drasticamente nelle prossime settimane, sarà un disastro“, avverte. Secondo l’agenzia meteorologica Aemet, le precipitazioni cumulative dall’1 ottobre sono inferiori del 25% rispetto al normale in territorio spagnolo e del 50% in gran parte dell’Andalusia, nella quale i serbatoi d’acqua solamente per il 25% della loro capacità.

Le conseguenze della siccità in Spagna

L’assenza evidente di precipitazione è diventata ancora più grave alla fine di aprile a causa di un’ondata di caldo eccezionalmente precoce. Un record assoluto nella Spagna continentale è stato raggiunto a Cordoba, in Andalusia, con 38,8°C. Una temperatura degna di agosto. Evento che “ha coinciso con la fioritura” degli ulivi, ricorda Rafael Pico, direttore dell’associazione dei produttori ed esportatori Asoliva, che teme di vedere i fiori seccarsi.

Ma “senza fiori non ci sono olive, e senza olive non c’è olio“, ha dichiarato. Per la Spagna, che produce il 50% dell’olio d’oliva mondiale, con quasi 3 miliardi di euro di esportazioni all’anno, il periodo di siccità preoccupante in quanto il settore sta uscendo da una disastrosa campagna 2022-2023. A causa della mancanza di acqua e delle temperature estreme, la produzione spagnola di olio d’oliva si è stabilizzata a 660.000 tonnellate rispetto a 1,48 milioni di tonnellate nel 2021-2022, un calo del 55% secondo il ministero dell’agricoltura.

Un brutto anno per l’agricoltura

E lo scenario è destinato a ripetersi quest’anno. “Date le previsioni del tempo, è quasi ovvio: ci avviamo verso un nuovo anno buio“, spiega Rafael Sanchez de Puerta, amministratore delegato di Dcoop, la principale cooperativa olivicola spagnola. Abbastanza da mettere a repentaglio molte aziende agricole. “Un brutto anno, possiamo superarlo, fa parte dei capricci dell’agricoltura. Ma due anni di fila, sarà un disastro. Molti sono già sull’orlo“, dice l’imprenditore.

Urge l’acquisto di macchine nuove, di stipendi soddisfacenti, rimborso di prestiti… Per mantenere la loro attività, “gli agricoltori hanno bisogno di contanti”, insiste Rafael Pico, per il quale “l’intero settore ne soffrirà“: “in Spagna, l’olio d’oliva dà da vivere a molte persone” . Anche per i consumatori le prospettive sono fosche. “Il prezzo mondiale dell’olio d’oliva dipende in gran parte da ciò che accade in Spagna“, ricorda Rafael Pico, che anticipa le tensioni sul mercato. Negli ultimi mesi il prezzo è infatti già balzato. “A metà aprile l’olio d’oliva si vendeva a 5.800 euro la tonnellata, mentre a gennaio 2023 era a 5.300 euro” e a “gennaio 2022 a 3.500 euro“, osserva Fanny de Gasquet, della società di intermediazione Intercor gag.

Una tendenza che probabilmente continuerà. In questo contesto, il governo spagnolo ha abbassato l’Iva sull’olio d’oliva dal 10% al 5% alla fine del 2022, nell’ambito di un piano anti-inflazione. Per sostenere gli agricoltori colpiti dalla siccità, ha anche ridotto del 25% l’imposta sul reddito per il settore. Misure ritenute insufficienti da più parti di fronte alla crisi incombente.

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