Tocca al sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila Fabio Picuti, titolare insieme alla collega Roberta D’Avolio e al compianto procuratore Alfredo Rossini della maxi inchiesta sui crolli degli edifici pubblici e privati (oltre 220 quelli per i quali e’ stato aperto un fascicolo) minati dal terremoto del 2009 e per aver ottenuto in primo grado la condanna ai sette membri della Commissione grandi rischi, dare una risposta agli abitanti di Senigallia, sul perche’ l’alluvione del 17 settembre 2022 si e’ trasformata in un’apocalisse. Con provvedimento motivato da parte del Procuratore della Repubblica di Ancona e’ stata individuata la competenza dell’Aquila visto che uno dei magistrati in servizio nel capoluogo marchigiano e’ persona danneggiata dal reato di alluvione.
Al momento non ci sono indagati: i reati ipotizzati sono di inondazione colposa e omicidio colposo. Per agevolare l’attivita’ di indagine, il pm Picuti (che e’ affiancato dal Procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Michele Renzo) ha a disposizione un vero e proprio pool composto dai carabinieri-forestali di Ancona e dell’Aquila. Quattro i forestali aquilani che a tempo pieno seguono la delicata inchiesta volta ad appurare se le cause dell’alluvione sono state naturali oppure se quelle morti e devastazione sono conseguenza di eventuali omissioni o negligenze dell’uomo. Una inchiesta che segue il solco gia’ tracciato dallo stesso Picuti su quanto operato nel post sisma.
L’inchiesta in corso
In Procura una stanza e’ stata destinata esclusivamente al deposito e visione dei numerosi faldoni, frutto di attivita’ di acquisizione di atti riguardanti soprattutto la gestione fluviale e l’attivita’ dell’autorita’ di Bacino. Numerosi i sopralluoghi effettuati a Senigallia e molte le denunce inviate dai cittadini alla Procura dell’Aquila. Sempre nel capoluogo di regione (dove quest’anno ricorrono i 60 anni del processo del Vajont) e’ ancora in atto il processo riguardante l’alluvione del 2014 sempre a Senigallia costata la vita a 4 persone, molti feriti e milioni di danni, una devastazione che ricalca quella che si e’ verificata lo scorso settembre.
Ben 400 le parti civili e imputati eccellenti, a partire dall’ex sindaco di Senigallia e attuale consigliere regionale Maurizio Mangialardi. Un processo connotato dalla rinuncia di almeno una decina di parti offese, viste le lungaggini della giustizia (con alcuni reati gia’ caduti in prescrizione mentre il dibattimento ancora non entra nel vivo) e la stessa distanza geografica che ha ulteriormente scoraggiato. I reati contestati a vario titolo sono omissione di atti d’ufficio, abuso d’ufficio, falso, inondazione colposa e omicidio colposo.