L’allarme bostrico investe l’intero arco alpino. Le strategie di azione dei diversi territori sono state argomento di confronto nei giorni scorsi a Rodels, nel cantone dei Grigioni in Svizzera, dove si è svolto il sesto incontro nell’ambito del progetto “Specie arboree clima-intelligenti per i boschi sul territorio Arge Alp“. Tra i rappresentanti dei settori forestali e vivaistici dei diversi partner del progetto, era presente anche una rappresentanza della Provincia autonoma di Trento, con il dirigente del Servizio foreste Giovanni Giovannini, il responsabile del Settore vivai dell’Agenzia provinciale delle foreste demaniali (Aprofod) Andrea Carbonari e il funzionario forestale Anna Zuccatti Betti.
Nell’ottica di una collaborazione transfrontaliera, il Trentino si sta muovendo in maniera coordinata con gli altri partner del progetto (Baviera, Alto Adige, Lombardia, Grigioni, San Gallo, Ticino, Salisburgo, Vorarlberg e Tirolo): la minaccia rappresentata dal bostrico per le foreste accomuna tutte le regioni. A Rodels i rappresentanti trentini hanno presentato le iniziative di contenimento adottate nelle aree in cui la presenza del bostrico non è ancora passata dalla fase endemica a quella epidemica.
Non esistono strumenti di lotta attiva all’emergenza bostrico
Purtroppo non esistono strumenti di lotta attiva, ma attraverso i monitoraggi e la rimozione di piante attaccate è possibile rallentare la diffusione del temuto insetto, che è favorita dalle alte temperature. Focus centrale del progetto di Arge Alp è rappresentato infatti dall’impostazione e dalla gestione futura del patrimonio boschivo, anche alla luce di cambiamenti climatici ed eventi meteorologici estremi. Argomento centrale dell’incontro, sono stati l’innalzamento delle temperature ed i conseguenti adattamenti che i boschi subiranno inevitabilmente.
A tal proposito, i rappresentanti del cantone dei Grigioni hanno presentato i primi risultati di un progetto di ricerca specifico che ha portato allo sviluppo di una App che guarda alla futura composizione e allo stato di salute delle foreste con proiezioni a 50-100 anni, tenendo conto delle variazioni dei regimi pluviometrici e del clima.
Nell’intero arco alpino i rimboschimenti artificiali sono limitati alle foreste di protezione, con un alto numero di specie – che facilita la resilienza delle foreste – evitando la formazione di peccete pure, che hanno dimostrato la propria fragilità sia in occasione della tempesta Vaia, sia con l’emergenza bostrico in atto. Un grosso limite alla rinnovazione è rappresentato dagli ungulati, tanto che in alcune zone della Svizzera sono state installate apposite recinzioni e barriere fisiche, il cui limite è rappresentato tuttavia dai costi.