Botanica, l’eredità della storia coloniale nelle collezioni di piante 

Le collezioni di piante, note come erbari, sono fondamentali per la ricerca botanica e forniscono dati essenziali sui cambiamenti climatici, l'inquinamento e le specie invasive
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Secondo un articolo pubblicato su Nature Human Behaviour, la diversità vegetale delle collezioni botaniche è più elevata nei Paesi che in passato hanno avuto un potere colonizzatore e più bassa nei Paesi che in passato sono stati colonizzati, ma negli ambienti naturali si osserva il modello opposto. I risultati suggeriscono che l’eredità del colonialismo è ancora presente nella ricerca e nella gestione degli esemplari vegetali.

Le collezioni di piante, note come erbari, sono fondamentali per la ricerca botanica e forniscono dati essenziali sui cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie invasive. È noto che la storia degli erbari è strettamente legata al colonialismo, poiché molte collezioni sono iniziate con spedizioni dell’epoca coloniale per estrarre esemplari e conoscenze botaniche. Sebbene si ritenga che questa storia abbia portato gli erbari del Nord globale a conservare molti esemplari provenienti dal Sud globale, questo effetto non era ancora stato quantificato.

La diversità delle piante in natura

Per quantificare e confrontare la diversità delle piante in natura e negli erbari,  i ricercatori hanno analizzato oltre 85 milioni di record di esemplari provenienti da database online e hanno intervistato 92 erbari in 39 Paesi. Hanno scoperto che gli erbari delle nazioni con una storia di potere coloniale ospitano un maggior numero di esemplari e specie rispetto a quelli delle nazioni precedentemente colonizzate in Africa, Asia e Sud America.

Tuttavia, gli ambienti naturali di queste nazioni ex colonizzate sono risultati avere una biodiversità vegetale più elevata rispetto alle nazioni ex colonizzatrici. Inoltre, gli autori fanno notare che una quantità sproporzionata di esemplari di piante provenienti da tutto il mondo è attualmente conservata nei Paesi europei e negli Stati Uniti nei 10 più grandi erbari del mondo, che contengono in totale oltre 65 milioni di esemplari.

Gli autori osservano che questi dati possono essere distorti verso le istituzioni e i Paesi che hanno la capacità e le risorse per misurare la diversità vegetale, e queste disparità potrebbero quindi essere ancora maggiori di quanto suggerito dai risultati attuali. Gli autori sottolineano la necessità di affrontare il problema di come l’eredità del colonialismo influenzi le collezioni di piante nei vari continenti.

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