Deforestazione: ogni anno il mondo perde 10 milioni di ettari di foresta

I dati sono impressionanti: ogni anno il mondo perde 10 milioni di ettari di foresta a causa della deforestazione, si tratta della superficie pari a quella dell'Islanda
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Ogni anno il mondo perde 10 milioni di ettari di foresta ogni anno a causa della deforestazione. Stiamo parlando di una superficie complessiva quasi pari a quella dell’Islanda, la seconda isola più grande d’Europa. “Foreste e Salute” è il tema scelto per la campagna lanciata nel 2023 dalle Nazioni Unite che sottolineano come le foreste siano in pericolo a causa di pericoli, come gli incendi, i parassiti, la siccità e della deforestazione senza precedenti. Eppure, le foreste hanno un un ruolo fondamentale nella lotta alla povertà e nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile grazie ai loro benefici ecologici, economici e sociali.

Nella parte introduttiva del Global Forest Resources Assessment del 2020 pubblicato dalla FAO viene ricordato come la selva che ci circonda sia una risorsa di cibo, medicine, biocarburante per più di un miliardo di persone, oltre a proteggere suolo ed acqua, ospitando circa tre quarti della biodiversità mondiale, senza dimenticare l’aiuto costante nell’affrontare il cambiamento climatico.

La deforestazione globale in atto

Le stime numeriche indicano una perdita complessiva pari 178 milioni di ettari (pari alla superficie Libia) rispetto ai 4 miliardi totali che rappresentano circa il 31% di tutta la parte emersa del globo. Nonostante questi dati allarmanti, gli esperti ritengono ci sia comunque una contrazione nel ritmo con cui avviene questa perdita: si è passati dai 7,8 milioni di ettari persi per anno del decennio 1990-2000, ai 5,2 del 2000-2010, fino ad arrivare ai 4,7 dei primi dieci anni del nuovo millennio. Questa riduzione della velocità grazie alla riduzione della deforestazione incontrollata di alcuni paesi e all’opera contrapposta di imboschimento, unita all’espansione naturale delle foreste.

Quando si parla di foresta, si deve tenere conto della diversità climatica presente del pianeta che può essere classificata in quattro categorie con relative proporzioni di ingombro sulla superficie totale: tropicale (45%), boreale (27%), temperata (16%) e subtropicale (11%). Nel continente americano ed africano, nei quali si è assistito ad un impoverimento della superficie forestale su quasi tutto il territorio, fatta eccezione per il Nord Africa da una parte e dal terzetto composto da Uruguay (+154%), zona caraibica, e Cile (19,4%) dell’altra, con gli Stati Uniti che restano in positivo ma solo per pochissimi punti percentuali (+2,4%).

L’Europa va in controtendenza

L’Europa risulta andare in controtendenza con un andamento più positivo, con solo tre casi caratterizzati da valori negativi, vale a dire Portogallo (-2,6%), Bosnia ed Erzegovina (-1%) e Svezia (-0,3%), ma comunque in un range che non supera i tre punti di “rosso”. Per contro, l’Asia presenta uno scenario più eterogeneo, alternando regioni con notevoli variazioni positive, vedasi il caso della Cina (+40%) o del Vietnam (+56,2%), ad altre in cui il bilancio è decisamente meno incoraggiante come dimostrano i dati di Myanmar (-27,2%) ed Indonesia (-22,3%)

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