La crisi climatica sta influenzando in modo diretto e indirettamente la politica estera, in quanto determina una forte instabilità e le tensioni sociali che comporta un “rischio crescente per la pace internazionale e la sicurezza”. Proprio sulla connessione tra cambiamento climatico e sicurezza, Bruxelles sta lavorando ad una strategia che consta di 30 azioni, ripartite in 4 pilastri tematici. Una di queste proposte riguarda la geoingegneria.
Questo nuovo documento strategico non è diverso da come l’Unione Europea affronta la crisi climatica da molti anni; infatti nel 2008 l’U.E. ha definito “cambiamento climatico” come “moltiplicatore della minaccia“, nei documenti condivisi con la Nato e resta invariata anche in quest’ultima Joint Communication. Quello che cambia è il modo in cui il fattore clima viene integrato a tutti i livelli di pianificazione e di policy.
Le proposte di strategie ambientali dell’Unione Europea
La pianificazione delle 30 azioni ambientali hanno la finalità di tenere conto della crisi climatica, dell’inquinamento e dell’impatto sull’ambiente in ogni singolo passaggio dell’elaborazione della politica di sicurezza europea nel contesto di un rapporto di analisi sulla sicurezza climatica e ambientale all’interno del Centro satellitare dell’UE, l’impiego di consulenti ambientali nelle missioni e nelle operazioni della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) dell’UE, la creazione di piattaforme di formazione a livello nazionale e dell’UE, come la Piattaforma di formazione dell’UE sul clima, la sicurezza e la difesa. E ancora, lo sviluppo di analisi e studi approfonditi sulle politiche e le azioni correlate, soprattutto in aree geografiche vulnerabili come il Sahel o l’Artico.
La geoingegneria
La geoingegneria è l’uso di tecniche per manipolare alcuni aspetti del sistema climatico terrestre, dalla schermatura di parte della radiazione solare all’alcalinizzazione degli oceani. Nel dettaglio, alcuni studiosi stanno sviluppando particolari tipi di tecnologie per la mitigazione delle temperature. Una di queste metodologie è chiamata iniezione di aerosol stratosferica: vengono rilasciate al di sopra delle nuvole minuscole particelle catarifrangenti, per respingere la luce solare. Tuttavia, per ottenere risultati concreti nel lungo termine occorrono centinaia o persino migliaia di aerei che svolgano un servizio continuativo per diversi anni.
Un’altra tecnologia è lo schiarimento delle nuvole marine, cioè un tentativo di aumentare la capacità riflettente delle nuvole più basse, con l’aiuto di apposite particelle rilasciate dalle barche. L’Unione Europea ha avanzato dubbi sulla geoingegneria in quanto troppo rischiosa, e poiché non esistono studi sufficienti sui suoi effetti collaterali, ma è anche un settore deregolamentato. Ecco perché sarà necessario un dossier che ponga dei limiti normativi a questo settore.
La proposta UE sulla geoingegneria
“Gli interventi deliberati su larga scala nei sistemi naturali della Terra (definiti “geoingegneria”), come la modifica della radiazione solare” stanno destando particolare interesse, come riconosce il documento. L’IPCC se ne sta occupando dal 2013 mentre altre agenzie ONU, come l’UNEP, lo stanno attenzionando da poco tempo: “Tuttavia, i rischi, gli impatti e le conseguenze indesiderate che queste tecnologie comportano sono poco conosciuti e non sono state sviluppate le norme, le procedure e le istituzioni necessarie”, continua il testo. Che elenca i rischi: “Queste tecnologie introducono nuovi rischi per le persone e gli ecosistemi, mentre potrebbero anche aumentare gli squilibri di potere tra le nazioni, innescare conflitti e sollevare una miriade di questioni etiche, legali, di governance e politiche”.
Pertanto, “guidata dal principio di precauzione”, l’Unione Europea vuole che siano dedicati degli studi ad hoc e la creazione di una governance globale della geoingegneria. Bruxelles infatti “sosterrà gli sforzi internazionali per valutare in modo esaustivo i rischi e le incertezze degli interventi sul clima, compresa la modifica della radiazione solare, e promuoverà le discussioni su un potenziale quadro internazionale per la sua governance, compresi gli aspetti legati alla ricerca”.