Le risposte cerebrali a specifici nutrienti diminuiscono nei soggetti affetti da obesità e non migliorano dopo la perdita di peso, secondo uno studio condotto su 60 partecipanti e pubblicato su Nature Metabolism. I risultati suggeriscono che nei soggetti affetti da obesità possono verificarsi adattamenti cerebrali di lunga durata, che potrebbero influenzare il comportamento alimentare.
Il comportamento alimentare è il risultato dell’integrazione di complessi segnali metabolici che viaggiano dall’intestino, da altri organi e dalla circolazione al cervello, e viceversa, per innescare le sensazioni di fame e sazietà e la motivazione a cercare il cibo. Mentre questi processi iniziano a essere meglio compresi nei modelli animali, anche nel contesto di malattie metaboliche come l’obesità, si sa molto meno di ciò che accade nell’uomo, data la difficoltà di progettare setup sperimentali in clinica che possano far luce su questi meccanismi.
Obesità: lo studio
I ricercatori hanno progettato uno studio controllato che consisteva nell’infondere nutrienti specifici (lipidi o carboidrati) direttamente nello stomaco di 30 partecipanti con un peso corporeo sano (definito come un IMC di 25 kg/m2 o inferiore) o di 30 individui con obesità (un IMC di 30 kg/m2 o superiore), misurando contemporaneamente la loro attività cerebrale mediante risonanza magnetica funzionale e SPECT.
I partecipanti con un peso corporeo sano mostravano modelli specifici di attività cerebrale e di rilascio di dopamina (associata a sensazioni positive) dopo l’infusione di nutrienti, queste risposte erano attenuate nei partecipanti con obesità. Inoltre, la perdita del 10% del peso corporeo (in seguito a una dieta di 12 settimane) non è stata sufficiente a ripristinare queste risposte nei soggetti affetti da obesità, suggerendo che nel contesto dell’obesità si verificano adattamenti cerebrali di lunga durata che permangono anche dopo il raggiungimento della perdita di peso.
In un articolo di accompagnamento, Mary Elizabeth Baugh e Alexandra DiFeliceantonio scrivono che “data l’ubiquità della ripresa di peso dopo una perdita di peso comportamentale, questo studio fornisce anche una base fertile per il lavoro futuro per esplorare come la segnalazione dell’asse intestino-cervello possa influenzare il mantenimento della perdita di peso e la ripresa di peso”.