Maltempo, Coldiretti: dopo l’alluvione rischio desertificazione in Emilia Romagna

In occasione della Giornata della desertificazione, la Coldiretti lancia un allarme: nei terreni alluvionati dell'Emilia Romagna, il pesante strato di limo e sabbia può innescare un processo tale da rendere quei terreni inadatti alle coltivazioni
MeteoWeb

Nei terreni alluvionati, circa trecentomila ettari in Emilia Romagna, l’acqua ha lasciato il posto ad un pesante strato di limo e sabbia che crea una crosta impermeabile impedendo gli scambi gassosi e portando ad una pericolosissima degradazione del suolo che può innescare processi di desertificazione rendendo il terreno inadatto alla coltivazione. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della Giornata Mondiale della desertificazione del 17 giugno nel sottolineare che l’alluvione ha fatto strage di insetti, funghi, batteri e lombrichi con il rischio di perdita della fertilità nei terreni della Romagna dove si stimano danni per 1,1 miliardi tra perdite produzione, ripristini fondiari, terreni persi e animali coinvolti, secondo la Regione.

Se sottoterra la situazione è difficile, nei cieli è venuto a mancare il prezioso lavoro di impollinazione delle api con la perdita di un numero elevato di famiglie che erano presenti nei 45mila alveari censiti in Romagna. Il disastro dell’alluvione ha colpito anche gli ecosistemi delle aree interne della Romagna con le frane che hanno devastato ulivi sono un vero e proprio patrimonio di biodiversità nazionale. Colpiti gli uliveti dell’olio di Brisighella, primo extravergine italiano ad ottenere nel 1975 il marchio Dop e una delle più piccole produzioni riconosciute.

Il rischio di desertificazione nei terreni alluvionati in Emilia Romagna

Nelle aree collinari sono stati devastati anche i boschi di castagno con terreni franati che hanno fatto perdere un prezioso rifugio e cibo ad animali, uccelli e insetti. Colpita anche l’azione di recupero della biodiversità delle razze in via di estinzione come il bovino romagnolo e il suino di Mora Romagnola, che sono parte fondamentale del paesaggio e dell’equilibrio eco ambientale dei territori investiti da frane e alluvione. Ma l’esondazione ha sommerso – continua Coldiretti – soprattutto i frutteti “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare quasi 15 milioni di piante tra pesche, nettarine, kiwi, albicocche, pere, susine, mele, cachi e ciliegi. E tra queste le pesche e le nettarine di Romagna Igp.

Condividi