Marmolada, avviato uno studio sperimentale sull’acqua nel ghiacciaio

La Protezione civile del Trentino, in collaborazione con il Cnr di Venezia ed altri enti di ricerca, ha effettuato una scansione radar del ghiacciaio della Marmolada
MeteoWeb

Nel corso degli ultimi mesi la Protezione civile del Trentino, in collaborazione con il Cnr di Venezia ed altri enti di ricerca, ha effettuato una scansione radar del ghiacciaio della Marmolada dall’elicottero, in modo da ricostruire, assieme al rilievo fotogrammetrico realizzato in autunno, il modello del terreno sotto lo strato ghiacciato e capire la consistenza del ghiacciaio lungo il versante nord. A breve – si apprende – sarà effettuato un volo sperimentale con uno strumento innovativo dell’Università di Trento con cui, oltre alla copertura ghiacciata, si punterà a monitorare la presenza di quantità significative di acqua all’interno della massa glaciale.

Se l’innovativa modalità di rilievo darà dei risultati, potrebbe essere ripetuta con cadenza regolare nei mesi estivi anche con l’utilizzo di un drone, consentendo il monitoraggio continuo della zona interessata dal crollo del seracco lo scorso 3 luglio. A seguito dei dati acquisiti dai rilievi, verranno definite assieme agli enti di ricerca che si occupano di tematiche glaciali delle ulteriori campagne di misurazione, in modo da individuare una modalità di rilievo a lungo termine che dia risposte facilmente interpretabili. Al momento, infatti, non vi è una risposta univoca sui motivi del disastro. Il ghiacciaio è attualmente monitorato tramite la registrazione e l’analisi dell’andamento di alcuni parametri nivometeorologici.

I dati acquisiti

“A seguito dei dati acquisiti da questi rilievi, assieme agli enti di ricerca che si occupano di tematiche glaciali si definiranno poi ulteriori campagne di misurazione, in modo da individuare una modalità di rilievo a lungo termine che dia risposte facilmente interpretabili – si legge in una nota -. Gli articoli scientifici recentemente pubblicati hanno infatti dimostrato che non c’è ancora una risposta univoca che spieghi i motivi del crollo”. Successivamente alla tragedia interferometri e radar doppler avevano monitorato sia l’area del crollo, sia le due lingue glaciali che lo delimitano in destra e sinistra orografica.

La nicchia di distacco risultava infatti potenzialmente instabile. Il ghiacciaio è attualmente monitorato tramite la registrazione e l’analisi dell’andamento di alcuni parametri nivometeorologici: l’andamento della temperatura dell’aria e della copertura nevosa possono infatti fornire una stima della vulnerabilità del ghiacciaio, anche alla luce di un evento del tutto simile che accadde nella notte del 6 luglio 1989 sul Monviso.

“Quassù i sentimenti si fanno contrastanti e oscillano tra la tristezza mista a tensione per quanto è accaduto e la fascinazione per la bellezza che ci circonda. In questi giorni sto definendo le modalità con cui il versante Nord potrà essere percorso in sicurezza. Ma non ci sarà nessuna zona rossa”. Lo dice il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard. A quasi un anno dal crollo del 3 luglio dell’anno scorso. “Eventi come quello dell’estate 2022 non erano mai stati registrati in Trentino e tuttora sono in corso studi per verificarne le cause. Ma proprio la presenza di acqua all’interno della massa di ghiaccio sarebbe stata uno degli elementi che ha provocato il distacco”, spiega uno dei tecnici del Servizio prevenzione rischi e Cue della Provincia autonoma di Trento.

Condividi