In Perù la Muralla La Cumbre, una delle costruzioni più antiche e particolari dell’intero Paese si trova vicino a Trujillo, che si estende per ben 10 chilometri lungo il deserto e gli archeologi, quando lo hanno scoperto, hanno ipotizzato che si trattasse di una “barriera” che il popolo Chimú aveva costruito per proteggersi dagli invasori, in particolare dagli Inca. Furono proprio loro a conquistarli nel 1470 circa, pochi decenni prima che giungessero in America gli spagnoli. Una nuova ricerca al riguardo cambia questa interpretazione.
Il popolo Chimú fino a quel momento dominava le terre che un tempo erano state a loro volta occupate dal popolo Moche. La loro comparsa risale al 900 d.C. Questo popolo adorava la luna – a differenza degli Inca, che adoravano il sole – e i suoi abitanti erano floridi, produttivi e indipendenti.
Il rinvenimento delle macerie della Muralla La Cumbre
La città principale era Chan Chan, una vera e propria “metropoli” nel deserto ante litteram che nel suo momento di maggiore ricchezza, durante il XV secolo d.C., e arrivò a contare circa 60.000 abitanti. La costruzione dell’enorme muro di La Cumbre dimostra le abilità Chimú nell’ambito edile e architettonico ma i nuovi scavi condotti nel sito archeologico ha rivelato anche qualcos’altro.
La campagna di scavi è stata coordinata dall’archeologo Gabriel Prieto Burméster, direttore del progetto archeologico di Huanchaco (Pahuan), hanno suggerito che il muro di La Cumbre sia stato costruito per una ragione a cui in verità gli archeologi non avevano proprio pensato. Qualcuno sosteneva che l’enorme costruzione servisse a proteggere la capitale Chan Chan dagli invasori Inca, altri che si trattasse invece di una sorta di “passerella” rituale legata a particolari pratiche e credenze.
La vera funzione di questo muro
In realtà, la Muralla La Cumbre serviva per proteggere Chan Chan da El Niño. Quel muro lungo circa 10 chilometri e alto 2,5 metri per proteggere la popolazione da un fenomeno che in un batter di ciglia avrebbe potuto spazzare via tutto. Sebbene El Niño porti la siccità in alcune parti del mondo, in Ecuador e nel nord del Perù esprime la sua devastante potenza con piogge e inondazioni che si sono verificate per migliaia di anni.
Il muro è costruito su due alvei asciutti che si allagano durante El Niño per prevenire le inondazioni nei terreni agricoli e di conseguenza proteggere Chan Chan, che era collegata a essi attraverso una rete di fitti canali. “Immagino che il muro abbia funzionato, in un certo senso, come una specie di diga“, ha spiegato il professor Prieto.
I sacrifici umani
Mediante la datazione al radiocarbonio, l’archeologo ha stabilito che uno degli strati di sedimenti accumulatisi lungo il muro risale al 1450 circa, data piuttosto significativa perché corrisponde al sacrificio di oltre 140 bambini e 200 lama documentati in un altro sito del popolo Chimú. I ricercatori hanno trovato un accumulo di quasi due metri di sedimenti con molteplici interstizi di sabbia e fango ma soltanto su un lato del muro.
Sono stati rilevati 12 interstizi, cosa che suggerisce altrettanti eventi climatici. Mediante la datazione al radiocarbonio, inoltre, l’archeologo ha stabilito che uno degli strati di sedimenti accumulatisi lungo il muro risale al 1450 d.C. circa, data piuttosto significativa perché corrisponde al sacrificio di 250 bambini e 40 guerrieri scoperti vicino a Chan Chan nel 2019.
Secondo una teoria degli esperti, i potenti del popolo Chimú, che conoscevano bene i pericoli delle inondazioni e la frequenza con cui si verificavano, approfittassero in qualche modo della paura e dei disastri ambientali per consolidare il proprio potere, organizzando maestosi riti e sacrifici umani per placare gli dei.