Nell’universo, oltre ai misteri che riguardano la formazione delle stelle e delle galassie, si cela un altro fenomeno affascinante: il magnetismo galattico. Milioni di volte più deboli di quelli di una calamita, i campi magnetici interstellari svolgono però un ruolo cruciale nello sviluppo delle galassie. Essi possono guidare il gas verso il buco nero nel centro delle galassie, regolare la formazione stellare e persino influenzare il movimento del gas nel disco galattico. Tuttavia i campi magnetici interstellari sono intrinsecamente molto difficili da studiare e gli astronomi devono quindi usare telescopi specializzati per la loro osservazione.
Il programma SALSA (Survey on extragALactic magnetiSm with SOFIA), dedicato allo studio approfondito del magnetismo extragalattico, è giunto a una scoperta riguardante i campi magnetici galattici presenti in 15 galassie intorno alla nostra galassia, la Via Lattea. Grazie alle osservazioni nella banda infrarossa è stato possibile osservare campi magnetici complessi e caotici, contrariamente ai campi magnetici tracciati dall’emissione nelle onde radio, che appaiono invece molto ordinati. Una scoperta che ci porta più vicino ad una teoria dell’evoluzione galattica che includa gli effetti cruciali del campo magnetico.
I ricercatori, tra cui Eva Ntormousi, astrofisica della Scuola Normale a Pisa, hanno utilizzato i dati forniti dal telescopio aereo SOFIA (Stratospheric Observatory for Infrared Astronomy), montato su un Boeing 747 SP della Nasa che scruta il cielo da una porta aperta sul lato dell’aereo, e in particolare i dati raccolti da una speciale camera (High-resolution Airborne Wideband Camera), confrontandoli con quelli del radiotelescopio Very Large Array, nel Nuovo Messico, e del telescopio Effelsberg in Germania, entrambi sensibili al gas meno denso delle galassie.
I risultati – di cui si parla in un paper pubblicato da The Astrophysical Journal, hanno mostrato che la struttura del campo magnetico tracciato da SOFIA nelle galassie a spirale è più disordinata di quella tracciata dai radiotelescopi. I radiotelescopi tendono inoltre ad essere più sensibili ai campi magnetici presenti nel gas diffuso delle galassie ospiti. SOFIA è invece più efficace nel tracciare il campo magnetico allineato parallelamente alla direzione del moto del gas rispetto ai radiotelescopi. In alcune galassie particolari, come NGC 2146, SOFIA è in grado di distinguere tra il campo magnetico presente nei venti galattici e quello della galassia ospite utilizzando mappe a diverse lunghezze d’onda ottenute con HAWC+.
Le informazioni raccolte dal programma SALSA ci offrono quindi preziosi indizi sulla storia evolutiva delle galassie e sui meccanismi fisici che ne regolano la dinamica. ”Questi risultati preliminari rappresentano un passo avanti significativo nella nostra comprensione del magnetismo extragalattico – dichiara Ntormousi -. Oltre a confermare l’importanza del magnetismo nella formazione delle galassie, offrono un solido fondamento per testare le teorie esistenti e sviluppare nuovi modelli che spiegano i fenomeni osservati”.