I monti “Tenzing Norgay” di ghiaccio d’acqua coperti di ghiaccio d’azoto e metano sulle superficie di Plutone, scoperti grazie alla sonda spaziale New Horizons, sono stati intitolati con il nome di un indiano-nepalese di etnia sherpa che salì sull’Everest sette volte raggiungendone per primo la cima, come membro di una grande spedizione britannica diretta dal colonnello John Hunt, con il collega neozelandese Edmund Hillary, il 29 maggio del 1953. Tenzing lasciò sulla vetta dell’Everest le bandiere di Nazioni Unite, Gran Bretagna, Nepal e India, una matita blu e rossa della figlia Nima, un pacchetto di caramelle come simbolo di amicizia, un gattino di pezza donato dal colonnello Hunt e, come offerta per gli dèi, cioccolata e biscotti.
Edmund e Tenzing furono amici tutta la vita, nonostante le polemiche che hanno alimentato i politici e giornalisti nepalesi sul ruolo determinante nell’impresa che avrebbe avuto Tenzing; va sottolineato che i due firmarono al riguardo una dichiarazione in cui affermavano di essere arrivati insieme. Mostrando una grande onestà, l’esploratore diversi anni dopo dichiarò di essere arrivato in cima dietro a Hillary, perché in quel momento era il suo turno di aprire la strada, e che questa cosa non lo faceva sentire sminuito, perché sono cose senza senso in montagna.
Un uomo semplice ed eccezionale: Tenzing Norgay
Fu celebrato per la sua impresa in Nepal, India e Gran Bretagna e alla fine della carriera di alpinista si dedicò alla comunità sherpa, alla formazione e alla tutela dei portatori, e dirige l’Istituto Himalayano di Alpinismo di Darijeeling nonostante non sapesse quasi scrivere, pur parlando o comprendendo la lingua Sherpa, il Nepalese, l’Urdu, l’Hindi, i dialetti del Pakistan, l’Inglese e anche un po’ di Italiano e Francese. Alla sua morte, il 9 maggio 1986, gli vennero tributati funerali di stato e il corteo funebre occupò per chilometri le strade di Darijeeling. “Viaggiare, sperimentare e imparare: questa è la vita“, diceva.
E’ doveroso precisare che quella del 29 maggio 1914 è una data di nascita scelta convenzionalmente. Non si conosce infatti con esattezza il giorno del suo compleanno. Quel che si sa è che dopo la scalata dell’Everest, avvenuta il 29 maggio 1953, decide di celebrare il suo compleanno. L’anno di nascita presunto dovrebbe essere quello perché è nato nell’anno tibetano del coniglio. Ad avvalorare questa teoria la dichiarazione di John Hunt secondo cui avrebbe avuto 39 anni nell’anno dell’Everest.
Alcune curiosità
Quando Hillary e Norgay raggiunsero gli 8.848 metri della vetta era passato poco più di un secolo da quando l’Everest era stato identificato con certezza come la montagna più alta del mondo. L’area dell’Himalaya era studiata da tempo, ma le spedizioni scientifiche che misuravano l’altezza delle sue cime dovevano fare i conti con le difficoltà nell’ottenere dai governi locali i permessi per condurre le rilevazioni. In particolare, la totale chiusura del Nepal agli occidentali rendeva impossibile l’osservazione da distanze ravvicinate di alcune delle montagne più importanti e alte.
Grazie alle rilevazioni effettuate da un gruppo di lavoro del Sovrintendente generale dei rilevamenti dell’India, gestito dai britannici che avevano un crescente controllo sul paese, nel 1852 il matematico indiano Radhanath Sikdar fu il primo a identificare l’Everest come la montagna più alta del mondo, e non il vicino Kangchenjunga come si credeva all’epoca. Sarebbero comunque stati necessari diversi anni prima che il calcolo venisse confermato e condiviso da altri gruppi di ricerca.
La denominazione Everest
All’epoca per i britannici la montagna non si chiamava nemmeno ufficialmente Everest, ma “Peak XV”, dal numero di catalogazione delle cime himalayane. Intorno a metà Ottocento, non trovando un nome locale condiviso e chiaro (la montagna aveva avuto vari nomi dati da popolazioni diverse, trovandosi in un’area di confine), era stato proposto “Everest” in onore di George Everest, che aveva servito come Sovrintendente in India, nonostante questi si fosse opposto al suo utilizzo perché non sarebbe stato possibile tradurlo nelle lingue locali.
Il 26 maggio la coppia di alpinisti composta da Tom Bourdillon e Charles Evans condusse il primo assalto, ma ebbe un imprevisto con il sistema di riciclo dell’ossigeno che veniva impiegato per aumentare l’autonomia delle bombole per respirare. Raggiunsero la cima Sud dell’Everest a 8.749 metri, la seconda vetta più alta della Terra, ma nonostante mancassero 130 metri alla meta furono costretti a tornare indietro a causa del poco tempo a disposizione e della carenza di ossigeno.
In quanto avvenne la scalata
Il giorno seguente le condizioni meteo erano ancora favorevoli e Hunt decise di far partire subito la coppia composta da Edmund Hillary e Tenzing Norgay dal campo base. Rimasero un paio di giorni bloccati al Colle Sud a causa del forte vento, con un gruppo di supporto. Il 29 maggio alle 6:30 del mattino lasciarono la tenda che avevano piantato a 8.500 metri e meno di tre ore dopo erano alla cima Sud.
Davanti a loro avevano un difficile passaggio da compiere: una parete di roccia pressoché verticale di una dozzina di metri. Hillary e Norgay si fecero strada scalando la spaccatura di quel grande gradino naturale tra neve e roccia, un’impresa a 8.790 metri con gli impedimenti di parte dell’attrezzatura. Quel gradino divenne in seguito noto come il “gradino Hillary” e sarebbe rimasto per decenni uno dei passaggi più difficili per arrivare in vetta, fino al 2015 quando il forte terremoto in Nepal lo fece crollare rimodulando la cresta.