La sopravvivenza al trapianto è una sfida globale. Si calcola un tasso del 20% di fallimento del trapianto a lungo termine. Non solo, chi si sottopone al trapianto ha bisogno di assumere farmaci antirigetto per tutta la vita e questo li espone al rischio di infezioni, malattie cardiovascolari e, a un certo punto, anche tumori. PHOENIX è un progetto all’avanguardia, che avrà durata tre anni, supportato dal Programma Horizon Europe Research and Innovation per il quale si è già tenuto il primo meeting tra i partecipanti a Barcellona, in Spagna.
Il progetto sarà coordinato e svolto per una parte importante presso l’Istituto Mario Negri che si avvarrà della collaborazione di esperti provenienti dalla Spagna con la Fundacio Clinic Per A La Recerca Biomedica, dalla Francia con il Centre Hospitalier Universitaire De Rennes e dall’Irlanda con la Pintail Ltd.
PHOENIX si pone l’obiettivo di rivoluzionare la medicina del trapianto sviluppando una nuova forma di immunoterapia che sappia indurre tolleranza: vuol dire che il ricevente imparerà a “tollerare” l’organo come se fosse proprio, senza compromettere l’attività normale del sistema immunitario che ci difende da infezioni e tumori.
L’obiettivo non è solo di migliorare la sopravvivenza del trapianto attraverso l’induzione della tolleranza, ma anche di migliorare la qualità di vita dei pazienti, ridurre le liste d’attesa, i costi per i trattamenti medici e alla fine di salvare più vite da noi e in tutto il mondo.
“L’alleanza che si è creata attraverso PHOENIX è molto interessante, nuova, dinamica – commenta Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto Mario Negri – comprende quattro gruppi europei (Italia, Francia, Spagna e Irlanda) e un gruppo basato in Canada che mette insieme scienziati, clinici, ricercatori dell’industria e specialisti nel campo dell’amministrazione e della disseminazione dei risultati, per accelerare il progresso delle conoscenze e raggiungere questo obiettivo estremamente ambizioso che potrebbe rivoluzionare il campo della medicina del trapianto”.
Il trapianto di organi solidi è spesso l’unica opzione per i pazienti con insufficienza d’organo in fase terminale. Nonostante i tassi di successo dei trapianti siano migliorati negli ultimi anni, l’immunosoppressione è necessaria per prevenire il rigetto del trapianto, e comporta un rischio di cancro, infezioni e altre complicazioni. Questo pone ai medici un dilemma, in quanto è necessario bilanciare il rischio di rigetto e la perdita di trapianto con il rischio di progressione di infezione o cancro. Questo ambizioso progetto potrebbe essere un punto di svolta nel campo dei trapianti.
Il progetto
PHOENIX è coordinato dal Professor Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto Mario Negri, medico ematologo e nefrologo, Primario emerito della Divisione di Nefrologia dell’Ospedale di Bergamo. La sua attività scientifica riguarda soprattutto le cause delle malattie renali e della loro progressione, il rigetto del trapianto e le possibilità di cura. Con un approccio innovativo le sue ricerche hanno permesso di aumentare il numero dei trapiantati. Per la sua attività ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui nel 2007 il “John P. Peters Award” – il premio più prestigioso nel campo della nefrologia – dalla Società Americana di Nefrologia (ASN).
I partner del progetto sono: Pere Santamaria (FCRB, Spagna), Karim Boudjema (CHU Rennes, Francia) e Ciaran Clissmann (Pintail, Irlanda).