La Commissione e l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno presentato una comunicazione congiunta per definire i passi e le azioni necessarie per i Ventisette nella definizione di una riposta alle sfide più urgenti nel futuro di medio e lungo termine: “L’Ue intende integrare meglio il nesso tra clima, pace e sicurezza nelle sue politiche esterne con una serie di azioni concrete che interessano l’intero spettro di dati, politiche, missioni, difesa e cooperazione con i partner terzi”. La strategia dell’Unione Europa definisce quattro priorità su cui iniziare i lavori. In primis il rafforzamento della pianificazione e del processo decisionale “attraverso un’analisi affidabile e accessibile.”
La comunicazione offre “una nuova prospettiva e definisce il quadro dell’Ue per rispondere a queste sfide che riguardano la nostra società e le nostre operazioni di sicurezza, nonché l’intensificarsi della competizione geopolitica per le risorse e le tecnologie necessarie alla transizione verde“.
Tra le misure pratiche, “un nuovo centro analisi presso l’EU Satellite Centre“, “analisi annuali delle tendenze del clima e della sicurezza per informare discussioni e decisioni a livello politico“, un “indice di rischio di conflitto globale per esaminare ulteriormente gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale sulla pace e sicurezza“, “modelli di rischio di conflitto a breve termine e a livello subnazionale per migliorare la capacità di allarme precoce e di anticipazione dell’Ue“.
Tra il capitolo delle partnership internazionali si vuole “sostenere gli sforzi internazionali per valutare in modo esaustivo i rischi e incertezze della geoingegneria climatica e promuovere un quadro di governance internazionale“. Inoltre si prevede un “nuovo dialogo strutturato tra l’Ue e la Nato per affrontare i numerosi legami legati al cambiamento climatico, al degrado ambientale, alla sicurezza e alla difesa“.
C’è poi il miglioramento delle misure di adattamento al clima e di mitigazione delle operazioni e delle infrastrutture civili e militari degli Stati membri per ridurre i costi e l’impronta di carbonio, “garantendo al contempo il mantenimento dell’efficacia operativa”. E infine il rafforzamento dei partenariati internazionali attraverso forum multilaterali e con partner come la Nato, “in linea con l’agenda dell’Ue sui cambiamenti climatici e l’ambiente”.
La comunicazione congiunta non solo fornisce una nuova prospettiva e il quadro operativo, ma definisce anche la necessità di affrontare “l’intensificarsi della competizione geopolitica per le risorse e le tecnologie necessarie alla transizione verde“. Tra le sfide identificate da Bruxelles ci sono “i ricorrenti estremi climatici, l’innalzamento delle temperature e del livello del mare, la desertificazione, la scarsità d’acqua, le minacce alla biodiversità, l’inquinamento e la contaminazione ambientale”, che “minacciano la salute e il benessere dell’umanità e possono creare maggiori spostamenti, movimenti migratori, pandemie, disordini sociali, instabilità e persino conflitti“.
Cambiamenti climatici e degrado ambientale “sono intrinsecamente connessi e si aggravano a vicenda” e stanno già incidendo sulla sicurezza della produzione alimentare, “riducendo la resa delle principali colture come mais, riso e grano, e aumentando il rischio di fallimenti simultanei dei raccolti nei principali Paesi produttori”.
In questo senso preoccupano gli scenari futuri: “Si stima che entro il 2050 più di un miliardo di persone non avrà accesso sufficiente all’acqua e che il degrado del suolo potrebbe raggiungere il 90%, mentre la domanda di cibo potrebbe aumentare del 60%”. Il vero problema per la difesa riguarda il fatto che tutti questi fattori di instabilità “possono essere e sono attivamente strumentalizzati da gruppi armati e reti di criminalità organizzata, da regimi corrotti o autoritari, anche attraverso i crimini ambientali”, precisa la comunicazione. E infine c’è la richiesta di allineamento anche del settore della difesa nell’affrontare le sfide del presente e del prossimo futuro.
Questo dipende non solo dal fatto che le forze armate europee devono “confrontarsi con le mutevoli e difficili condizioni operative dovute ai cambiamenti climatici”, ma soprattutto sul piano degli obiettivi verdi dell’Unione: “Devono ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra e la dipendenza dai combustibili fossili sul territorio” attraverso l’introduzione “graduale” dell’energia verde. Il tutto però “senza compromettere la loro efficacia operativa e la resilienza delle infrastrutture critiche della difesa.”