“Lungo la Penisola sono stati ben 2000 gli eventi estremi (dalle “bombe d’acqua” alle grandinate), che hanno caratterizzato il 2022, indicato come uno degli anni più siccitosi della recente storia climatica italiana con temperature superiori di 3 gradi alla media (fonte: European Severe Weather Database); tali fenomeni anche tragici non hanno però inciso definitivamente sulla crisi idrica, ma hanno provocato gravi danni al territorio ed enormi difficoltà per la gestione idraulica“: è quanto afferma ANBI, pubblicando il report settimanale dell’Osservatorio sulle Risorse Idriche.
“Lampante è l’esempio dell’alluvione in Emilia Romagna, seguita a numerose emergenze idrauliche minori, localizzate lungo la Penisola – indica Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Occorre far presto per riparare i danni, evitando di esporre le comunità a nuovi rischi, ma poi serviranno anni e non basteranno certo le risorse finora stanziate per ricostruire l’assetto idraulico, migliorandolo per garantire sicurezza agli investimenti produttivi“.
Il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche indica come “gli effetti dell’anticiclone africano, che ha infuocato i Paesi del bacino mediterraneo, stiano iniziando a condizionare le disponibilità idriche dei territori lungo lo Stivale a conferma che i benefici delle precipitazioni delle scorse settimane risultano meramente temporanei, se non esistono adeguate infrastrutture nel territorio, atte a raccogliere l’acqua per distribuirla in tempi di crisi climatica, caratterizzata da periodi sempre più lunghi di assenza delle piogge“.
“Di fronte a scenari ampiamente previsti, ci attendiamo concretezza dalle scelte della politica, chiamata a disegnare una strategia per il territorio di fronte ai cambiamenti climatici – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Comprendiamo le molteplici esigenze del Paese, ma l’infrastrutturazione e l’efficientamento idraulico sono asset indispensabili a qualsiasi ipotesi di sviluppo. I Piani ci sono; servono finanziamenti e più veloci iter procedurali, su cui misurare le reali volontà dopo le facilmente condivisibili affermazioni di principio“.
Nelle regioni del Nord Italia, si legge nel report di ANBI, “colpisce la velocità con cui i livelli dei grandi laghi si siano rapidamente abbassati e tornati sotto media: il Verbano, calato di oltre 60 centimetri, è ora al 47,6% di riempimento; si dimezza l’acqua disponibile nel Lario (adesso al 38,2% della capacità); anche il livello del Sebino è sceso di 30 centimetri (riempimento: 57,1%), mentre il Benaco ritorna ad essere la “cassaforte” idrica d’Italia, attestandosi al 69,3% della propria capacità d’invaso“.
La Valle d’Aosta “che, a differenza di altre regioni settentrionali non ha beneficiato di abbondanti precipitazioni a Giugno (mm.63 a fronte di una media mensile di mm. 84), vede ridursi le portate della Dora Baltea, pur rimanendo in linea con il periodo, così come del torrente Lys. Largamente sotto media sono i fiumi del Piemonte (unica eccezione, la Varaita: + 172%!), dove le precipitazioni di Giugno sono state comunque superiori del 5% alla media, ma permane una condizione di deficit pluviometrico accentuato su alcuni bacini come quello del fiume Ticino (-21%); per contrappunto, surplus di pioggia marcato invece sul bacino di Bormida (+52%), Tanaro (+47%), Orba (+37%), Scrivia Curone (+32%). Il livello delle acque sotterranee resta largamente deficitario, così come i flussi di Toce (-40%) e Stura di Demonte (-27%), mentre aumenta il livello della falda superficiale soprattutto nei territori del cuneese e del canavese (fonte: Arpa Piemonte). In Liguria tornano a scendere i livelli dei fiumi Entella (oggi circa mezzo metro al di sotto della media del periodo), Vara ed Argentina; cresce invece la Magra, il cui livello attuale supera di quasi un metro quello medio mensile. In Lombardia il deficit di risorsa idrica, stoccata nei bacini, torna a superare il 29%; scende il livello dei fiumi Mincio e Adda, mentre un leggerissimo incremento viene registrato da Oglio e Serio. In Veneto crescono i fiumi Adige e Piave, che attualmente registra un livello superiore ai 6 anni precedenti; buone anche le portate di Livenza e Bacchiglione, mentre stabile è il Brenta. Nel mese di giugno gli apporti pluviali sulla regione sono stati in linea con la media mensile ed i bacini, che ne hanno maggiormente beneficiato, sono stati quelli di Adige (+22%), Po (+22%), Pianura tra Livenza e Piave (+19%), Sile (+18%); migliora contestualmente la situazione delle acque sotterranee, che attualmente superano sia i livelli raggiunti lo scorso anno che quelli del 2017, altro anno fortemente siccitoso (fonte: Arpa Veneto). In Emilia Romagna, il maltempo ha portato incrementi alle portate di Panaro, Nure, Trebbia, ma soprattutto Secchia, che torna sopra la media mensile, sotto cui invece resta il Reno. I bacini piacentini erogano ormai a pieno ritmo acqua per gli agricoltori: attualmente l’invaso di Mignano è all’81,6% del riempimento, mentre quello del Molato è al 36,1%; complessivamente il volume trattenuto nei due laghi è superiore solo al 2022 nel confronto con il più recente quinquennio“.
Per il fiume Po “le portate sono più che dimezzate rispetto a 15 giorni fa, scendendo sotto il 50% della media storica: nelle stazioni più a monte si è in linea con i valori del siccitosissimo 2022, mentre a Piacenza si è scesi al di sotto dei 300 metri cubi al secondo“.
In Toscana, “i fiumi Arno ed Ombrone mantengono flussi in linea o superiori alle medie del recente passato a differenza di Serchio e Sieve, le cui portate invece sono al di sotto della media del periodo. Positiva è la situazione idrica nelle Marche, dove i livelli dei fiumi Potenza, Esino, Tronto, Sentino, nonostante recenti cali dovuti all’assenza di precipitazioni, si mantengono superiori allo scorso quinquennio, mentre i bacini regionali trattengono sovrabbondanza d’acqua, nonostante i cospicui rilasci indispensabili per il comparto agricolo alle prese con la calura estiva. In Umbria, il lago Trasimeno si mantiene a livelli bassi e sembra destinato a scendere al di sotto della soglia critica di -cm. 120 (ad oggi siamo a -cm.113 ca.). Nella regione, dove a Giugno sono caduti un’ottantina di millimetri di pioggia (superiori alla media del recente passato) l’invaso del Maroggia trattiene ancora 3,35 milioni di metri cubi d’acqua, mentre i livelli del fiume Tevere, così come della Nera, sono tornati sotto la media mensile a differenza del Chiascio“.
Tra i laghi dell’Italia centrale, nel Lazio “tornano a calare i livelli di Bracciano e Nemi; le portate del fiume Tevere ridiscendono al di sotto dei 100 metri cubi al secondo a Roma (inferiori alla media del periodo), mentre in linea con i valori medi sono quelle dell’Aniene, seppur anch’esse in calo. Flussi in diminuzione anche negli alvei di Liri e Sacco, mentre crescono nel Chiascio, superando abbondantemente i valori medi del mese di luglio. Seppur con volumi differenziati, sono tutte in decrescita le portate dei fiumi in Campania (Volturno, Garigliano, Sele). In Basilicata gli invasi, nonostante il rilascio di oltre 6 miliardi di litri d’acqua in 2 settimane, trattengono ancora quasi 470 milioni di metri cubi d’acqua con un surplus di oltre 89 sul 2022, ricco d’acqua per la regione. Ancora maggiore è la riduzione dei volumi invasati nella confinante Puglia, dove tocca i 23 milioni di metri cubi, ma i quasi 87 milioni in più rispetto all’anno scorso permettono di affrontare i torridi mesi estivi senza particolari preoccupazioni. Notizie idriche confortanti arrivano anche dalla Calabria, dove il bacino crotonese di Sant’Anna trattiene 13 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua, distanziando i valori registrati negli anni passati (rispetto all’anno scorso: + mc. 10.200.000!). Non va altrettanto bene in Sicilia, i cui invasi, nonostante le abbondanti precipitazioni dei mesi invernali e primaverili, trattengono molta meno acqua rispetto al 2022 (oltre il 10% in meno)“.
Sono, infine, “in aumento le disponibilità idriche nei bacini sardi, che registrano un leggero surplus rispetto all’anno scorso; ciò nonostante, l’Agenzia Regionale del Distretto Idrografico della Sardegna classifica tutti gli invasi del settore Nord-Occidentale dell’Isola a livello d’allerta“.