Asinara: svelati i segreti dei campi di prigionia della prima Guerra mondiale

Una campagna di scavi condotta dal 2018 ha scoperto i resti dei campi di prigionia per 24mila prigionieri austro-ungarici sull'isola dell'Asinara durante la prima Guerra mondiale
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Durante la prima guerra mondiale, alla fine del 1915, l’isola dell’Asinara divenne una prigione 24mila austro-ungarici catturati e radunati in Serbia: per questo scopo, furono allestiti cinque campi. Una campagna di scavi, appena conclusa, unica nel suo genere in Italia, è stata coordinata dal dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della formazione dell’Università di Sassari, in collaborazione con il Parco nazionale dell’Asinara e il Comune di Porto Torres.

La maggior parte dei prigionieri austro-ungarici erano ammalati di tifo, dovevano quindi venivano opportunamente isolati in una zona sicura, in modo da evitare un’epidemia. Le indagini archeologiche dirette da Marco Milanese, ordinario di archeologia nel dipartimento di Storia dell’ateneo sassarese, sono state effettuate anche con droni per i rilevamenti aerofotogrammetrici e con missioni subacquee. Le ricerche si sono concentrate in particolare nella zona di Stretti, dove era stato allestito il campo profughi per ufficiali medici.

Le indagini archeologiche nell’isola dell’Asinara

Qui sono state rilevate una cinquantina di basi in pietra per altrettante tende che ospitavano quattro prigionieri ciascuna. Sono stati mappati anche i cimiteri di ciascun campo, da dove i resti umani erano già stati traslati in passato nell’ossario dell’Asinara. Dalle ricerche subacquee sono stati invece individuati i moli utilizzati per l’approdo delle barche che portavano i rifornimenti ai campi.

Pur senza effettuare degli scavi veri e propri, è stato possibile ritrovare oggetti della vita quotidiana dei prigionieri, come gavette e bottoni delle divise militari. Ora l’obiettivo degli studiosi è ottenere le autorizzazioni ministeriali e i finanziamenti necessari per effettuare veri e propri scavi nelle aree dei campi. Il resoconto dei ritrovamenti e degli studi portati avanti dal 2018 a oggi sarà illustrato il 21 luglio nella sede del Parco dell’Asinara, a Porto Torres.

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