Caldo, primato di mortalità in Italia, medici Isde: “la tempesta perfetta c’è già”

Agostino Di Ciaula, Presidente del Comitato scientifico Isde, commenta lo studio sulla mortalità da caldo in Europa, che vede l'Italia al primo posto
MeteoWeb

I dati record sulla mortalità da caldo in Italia “sono la conferma della ‘tempesta perfetta‘ presente già da anni nel nostro Paese“. A dirlo Agostino Di Ciaula, Presidente del Comitato scientifico Isde, medici per l’Ambiente, e medico della Medicina interna universitaria del Policlinico di Bari che commenta i dati dello studio condotto dall’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal), in collaborazione con l’Istituto nazionale della salute francese (Inserm), e pubblicato oggi su Nature Medicine, secondo il quale il nostro Paese ha registrato la più alta mortalità europea lo scorso anno, con 18mila decessi sugli oltre 61mila contati nel continente.

Le conseguenze dei cambiamenti climatici – spiega – agiscono in Italia su una popolazione resa più vulnerabile di altre dall’età media avanzata e dalla crescita epidemiologica costante di malattie cronico-degenerative ad insorgenza sempre più precoce, senza dimenticare il numero di lavoratori a rischio di particolare esposizione alle ondate di calore (soprattutto in Italia meridionale) e il maggiore rischio presente in fasce sociali a basso reddito e, di conseguenza, a bassa capacità di resilienza”. “Un quadro ‘sindemico‘ – aggiunge Di Ciaula – nel quale gli effetti su una popolazione particolarmente vulnerabile sono aggravati dalla sottostima costante dei rischi legati alle modificazioni climatiche, dalle crescenti interazioni negative con altri fattori di rischio ambientale (primo fra tutti l’inquinamento atmosferico, che ci vede colpiti da procedure di infrazione) e dalla frequente inadeguatezza della risposta del sistema sanitario nazionale alle emergenze imposte da problemi sanitari legati al clima. La popolazione, soprattutto nelle sue fasce più vulnerabili, dovrebbe essere adeguatamente protetta con misure di prevenzione primaria e incrementando le possibilità di resilienza. Oggi purtroppo questo non accade. L’aspetto che dovrebbe fare più paura e spronare il governo all’azione è che questi numeri, già oggi da record, sono destinati a crescere progressivamente nei prossimi anni – chiosa – insieme all’aumento delle temperature e alla persistenza del quadro sindemico che le accompagna”.

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