Caldo, Vaia: “Per il Covid è altra cosa, il lavoro da casa per i più fragili”

"Comprendo il presidente Bonomi quando si preoccupa di lavoratori di fabbriche e uffici. Però è un azzardo tirare in ballo la pandemia"
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“Non usiamo parole grosse. Il COVID è ben altra cosa”. Così in una intervista al Corriere della Sera Francesco Vaia, da pochi giorni a capo della Prevenzione al ministero della Salute, sul parallelismo col caldo eccezionale che ha investito l’Italia fatto da Carlo Bonomi, presidente di Confindustria che chiede di fronteggiare la nuova criticità con iniziative analoghe a quelle attuate negli anni delle ondate scatenate dal Sars-CoV-2.

“Comprendo il presidente Bonomi quando si preoccupa di lavoratori di fabbriche e uffici. Però è un azzardo tirare in ballo la pandemia. Ci sono stati milioni di morti, il mondo ne è stato sconvolto, non si sapeva con quale virus avessimo a che vedere. Una emergenza seria, che abbiamo contrastato con misure eccezionali e con i vaccini”, afferma Vaia.

“Non mi addentro in problemi che non sono di competenza del mio ministero – spiega Vaia – Mi occupo di prevenzione. I disastri del caldo sulla salute possono essere prevenuti con più attente politiche sul territorio e credo che le case di comunità in corso di realizzazione potranno costituire un punto di riferimento anche durante le ondate a quaranta gradi. I più colpiti sono gli anziani”. Più smart working come in epoca COVID “non sarebbe sbagliato – sottolinea Vaia – prevedere che alcuni lavoratori fragili possano restare a casa. Piuttosto però mi chiederei come mai preferiscono non restare in ufficio. Il datore di lavoro deve prevenire ricreando ambienti dove la salute sia tutelata. Dentro e fuori. Il lavoro agile è una soluzione tampone”.

Intanto, aggiunge l’esperto, è stato attivato il cosiddetto codice calore nei pronto soccorso in modo che i cittadini ricevano assistenza rapida. “Le Regioni devono organizzare ambulatori territoriali proprio per prevenire che la popolazione si scarichi in ospedale. Poi potenziamento della guardia medica e riattivazione delle Uscar, le unità sanitarie di continuità assistenziale, quelle che devono provvedere alle cure domiciliari. Durante il COVID sono state di grande utilità”.

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