Il cambiamento climatico può alterare la frontiera degli abissi marini | FOTO

Secondo gli esperti, il cambiamento climatico è in grado di alterare il confine che divide gli animali dotati di guscio da quelli che ne sono privi negli abissi marini
  • abissi marini
    Un brisingid (simile alle stelle marine), probabilmente del genere Freyastera sp, fotografato durante una recente spedizione nell'abisso del Pacifico nord-orientale. Fonte: Smartex Project/NERC
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    Il riccio abissale Plesiodiadema globulosum, uno degli invertebrati più abbondanti nella regione del Pacifico NE. Fonte: Smartex Project/NERC
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    Una spugna carnivora, Axoniderma mexicana, fotografata durante una recente spedizione nel Pacifico nord-orientale. Fonte: Smartex Project/NERC
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    Un gamberetto da monta, Bathystylodactylus echinus, fotografato da un robot marino autonomo durante una spedizione nell'abisso del Pacifico nord-orientale nel 2015. Fonte: National Oceanography Centre Southampton.
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    Una spugna di vetro della famiglia Euplectellidae, fotografata durante una recente spedizione nel Pacifico nord-orientale. Fonte: Smartex Project/NERC
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    Esempi di specie di fondali marini che abitano il fondale abissale del Pacifico. Fonte: Simon-Lledó et al. 2023.
  • studio degli abissi marini
    La RRS James Cook, una nave oceanografica, durante una recente spedizione nel Pacifico nord-orientale. Fonte: Smartex Project/NERC
  • studio degli abissi marini
    Il sommergibile a distanza ISIS (National Oceanography Centre), un robot di ricerca comunemente usato per condurre indagini sul fondo marino profondo. Credito: Smartex Project/NERC
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C’è un confine negli abissi marini, che divide gli animali dotati di guscio da quelli che ne sono privi e potrebbe essere alterata dai cambiamenti climatici: si trova a oltre 4 km di profondità, dove la luce del Sole non arriva, le temperature sono comprese tra 0,5°C e 3°C e la pressione è elevatissima. Questa linea di frontiera è stata scoperta nel corso di 12 spedizioni, da ricercatori guidati dal Centro Nazionale di Oceanografia britannico di Southampton.

Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, il cambiamento climatico e l’acidificazione degli oceani potrebbero alterare questa frontiera, cosa che mette in pericolo l’intero ecosistema degli abissi, il più esteso della Terra visto che copre il 60% della sua superficie, ma anche il meno esplorato. La ricerca internazionale è stata condotta da un gruppo di esperti coordinati da Erik Simon-Lledó. Gli studiosi hanno studiato l’area compresa tra 3 e 6 km di profondità marina nella cosiddetta zona di Clarion-Clipperton: una vasta area dell’Oceano Pacifico tra le Hawaii e il Messico che si estende per circa 6 milioni di km², uno degli ambienti più remoti e incontaminati del pianeta.

Come il cambiamento climatico può alterare la frontiera degli abissi marini

Nel corso delle spedizioni, i ricercatori hanno raccolto dati su oltre 50mila animali, scoprendo che, a seconda della tipologia, si distribuiscono in due zone distinte: le profondità comprese tra 3,8 e 4,3 km sono dominate da coralli molli, stelle “serpentine” (parenti strette delle stelle marine), e molluschi dotati di guscio; invece, le comunità abissali che si trovano tra 4,8 e 5,3 km sono composte principalmente da anemoni, spugne di vetro e cetrioli di mare.

Questa divisione è probabilmente guidata dalla disponibilità di carbonato di calcio, la sostanza che compone i gusci delle creature marine, che diventa scarsa quando si scende negli abissi. Si pensava che la biodiversità diminuisse man mano all’aumentare della profondità, invece gli autori dello studio hanno dimostrato che si mantiene abbondante anche superata la linea di confine.

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