Le quotazioni internazionali del grano balzano del +3,4% in un solo giorno, alla chiusura settimanale delle contrattazioni, in assenza di conferme sul rinnovo dell’accordo Onu tra Ucraina, Turchia e Russia, sul transito dei cereali sul mar Nero che scade lunedi 17 luglio. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulle quotazioni del Chicago Board of Trade (Chicago), punto di riferimento internazionale delle materie prime agricole. Il grano tenero con consegna a settembre – sottolinea la Coldiretti – ha chiuso la settimana a 6,61 dollari per bushel mentre il mais con consegna a dicembre a 5,14 dollari al bushel in rialzo del 2,7% in un solo giorno.
L’intesa Onu è importante per garantire gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia ed evitare carestie che possano spingere i flussi migratori, ma – sottolinea la Coldiretti è necessario evitare speculazioni e distorsioni commerciali provocate dall’afflusso di grano ucraino sul mercato europeo. In Italia infatti – rileva la Coldiretti – le quotazioni del grano tenero sono crollate del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 26 centesimi al chilo, che non coprono i costi di produzione. L’annuncio della mancata proroga dell’accordo sui cereali provenienti dal mar Nero coinvolge direttamente l’Italia dove le importazioni di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 430% per un quantitativo pari a oltre 142 milioni di chili mentre quelle di mais del 71% per un totale di 795 milioni di chili sulla base di elaborazioni Coldiretti su dati Istat nel primo quadrimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
L’incertezza sull’accordo riguarda dunque anche l’Italia dove per il maltempo si stima una perdita dei raccolti di grano di almeno il 10% a livello nazionale, rispetto allo scorso anno con il rischio concreto che – sottolinea Coldiretti – la produzione di grano duro nazionale per la pasta possa scivolare a poco più di 3,7 milioni di tonnellate mentre quella di grano tenero per pane e biscotti rischia di attestarsi sotto i 2,7 milioni di tonnellate. Un risultato negativo nonostante i dati sulle superfici coltivate, vedono il grano tenero a poco più di 572mila ettari (+6,2% rispetto allo scorso anno), mentre per il grano duro – precisa la Coldiretti – i terreni coltivati sono fermi a quasi 1,22 milioni di ettari (-1,6% rispetto al 2022).
L’Italia, con il 6,3% complessivo sul totale delle esportazioni ucraine di prodotti agricoli, tra grano, mais e olio di girasole, è al quarto posto dietro Cina (24,3%), Spagna (18,3%) e Turchia (10%) tra i Paesi più interessati dall’accordo Onu secondo il Centro Studi Divulga che evidenzia come in un anno hanno lasciato il territorio di guerra quasi 32,8 milioni di tonnellate di prodotti agricoli, tra mais (51% pari a 16,8 milioni di tonnellate), grano (27% pari a 8,9 milioni di tonnellate), olio di girasole (11% tra olio e semi pari a 3,5 milioni di tonnellate) e altri prodotti secondari, considerando i tre porti inseriti nell’accordo Chornomorsk (38,7% del totale), Yuzhny (31,9%) e Odessa (29,4%).