Nel 2022 in Europa si sono verificati 2709 incendi (dati EFFIS European Forest Fire Information System), più del triplo della media degli ultimi 17 anni. Nello scenario del cambiamento climatico l’aumento degli incendi, facilitato da periodi siccitosi e incremento delle aree a rischio, rappresenta certamente una delle principali conseguenze dell’aumento delle temperature. S’innesca un circolo vizioso, per cui le ingenti masse di CO2 emesse dalla combustione di foreste aumentano a loro volta il surriscaldamento globale.
Il Presidente SIMA Alessandro Miani ha spiegato infatti: “Un milione di tonnellate di CO2 sprigionate solo dagli incendi verificatisi nel mese di luglio in Grecia equivalgono alle emissioni derivanti dalla combustione di 2,3 milioni di barili di petrolio, ovvero 103 milioni di litri di gasolio. Per confronto, basti pensare che in Italia nell’intero 2022 gli incendi hanno prodotto 1 milione e 900 mila tonnellate di CO2, pari a circa 5 milioni di barili di petrolio, ossia quanto si brucia in Italia per produrre energia elettrica per poco meno di una settimana. Per non parlare delle 2.750 tonnellate di ossidi di azoto e delle 7.500 tonnellate di PM 2.5 emesse nello stesso periodo a causa degli incendi nel nostro Paese”.
Come abbassare le emissioni degli incendi in Europa
Miani ha aggiunto: “L’uomo ha innescato cambiamenti climatici che a loro volta sono responsabili di temperature tali da favorire il susseguirsi di incendi in grado di alimentare ancor più negativamente le emissioni di gas climalteranti. Le combustioni dovute agli incendi sprigionano nell’atmosfera sostanze, la cui tossicità è riconosciuta dalla comunità scientifica. Tra questi i più pericolosi sono gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le diossine e i PCB (policlorobifenili), che possono permanere nell’aria e ricadere al suolo anche dopo lo spegnimento dell’incendio, nei pressi dell’area incendiata o anche a distanza sulla base dell’intensità e direzione dei venti“.
Il Presidente SIMA ha concluso: “Cosa fare? Uno studio modellistico condotto da Istituto Oikos mostra come buone pratiche di gestione del paesaggio fire-smart (azioni che mirano a ridurre la biomassa infiammabile e aumentare la diversità ambientale con azioni di ripristino del paesaggio) su appena il 5% del territorio ad alto rischio sono efficaci nel ridurre del 14% l’area bruciata annualmente riducendo di conseguenza anche le emissioni di CO2 per il rispetto degli obiettivi di neutralità climatica fissati per il 2050“.