Intelligenza artificiale: la contaminazione nella comunicazione digitale

Uno studio recente ha cercato di comprendere se siamo in grado di riconoscere quando ci interfacciamo con un testo generato dall'intelligenza artificiale
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I sistemi di intelligenza artificiale contaminano chat, e-mail, social media: suggerendo parole, completando frasi, e talvolta producendo vere conversazioni. Che lo vogliamo o no, la comunicazione umana è sempre più miscelata al linguaggio generato dall’IA. Ma siamo in grado di riconoscere quando un messaggio è merito dell’intelligenza artificiale? Uno studio ha analizzato le nostre capacità di riconoscere diversi tipi di testi generati dall’IA pubblicati su piattaforme di incontri online, di ricerca professionisti e di alloggi per le vacanze. Le conclusioni di questa ricerca dimostrano che capiamo se un testo è stato scritto da una persona reale o dall’IA soltanto una volta su due.

Ma dobbiamo diffidare di testi scritti in prima persona e grammaticalmente molto corretti, ma anche di un linguaggio troppo familiare e informale. L’intelligenza artificiale è addestrata da noi, e per questo ci trae in inganno: “L’IA può creare testi che risultano più umani di quelli scritti dagli umani“, sottolinea Jeffrey Hancock, uno degli autori.

Come riconoscere i testi prodotti dall’intelligenza artificiale

Anche OpenAI ha sviluppato un nuovo strumento (Classifier) che è stato addestrato a distinguere tra il testo scritto da un essere umano e quello scritto da vari tipi di IA, non solo ChatGPT. I ricercatori di OpenAI hanno affermato che, mentre sarebbe “impossibile rilevare in modo affidabile tutto il testo scritto dall’IA“, si potrebbero rilevare alcune “prove” che il testo sia stato scritto dall’IA. Lo strumento potrebbe essere utile nei casi di “disonestà accademica” e quando i chatbot si fingono esseri umani.

Per ammissione di Open AI, la tecnologia al momento disponibile è poco performante, in quanto consente di distinguere in modo attendibile il linguaggio generato dall’IA da quello generato dalla creazione umana solo nel 26% dei casi, con un elevato rischio di falsi positivi (9%) e molti casi di mancata identificazione. In aggiunta, bisogna disporre di un testo di almeno mille parole ed in lingua inglese. Per la cronaca, i primi paragrafi del libro della Genesi sono stati ritenuti generati dall’IA: residua spazio per un miglioramento dell’algoritmo.

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