La coltivazione di pioppi ha costituito e costituisce un’eccellenza italiana, riconosciuta e imitata in tutto il mondo e contribuisce significativamente al sequestro del carbonio atmosferico con un accumulo nella biomassa arborea epigea e ipogea di circa 25 t per ettaro all’anno di CO2 e con un aumento dello stock di sostanza organica nel suolo che può essere incrementato nel caso di adozione di pratiche di carbon farming che prevedono, ad esempio, la riduzione delle lavorazioni del suolo, il sovescio e l’interramento dei residui delle potature.
In Italia, il pioppo, coltivato su oltre 50.000 ettari è in costante espansione, rappresenta circa la metà dei prelievi annuali di legname nazionale a uso industriale. Questo il tema dell’evento in programma oggi a Casale Monferrato, presso la sede del Crea Foreste e Legno, che vede la partecipazione di Cnr, Università di Firenze e del Piemonte Orientale, Federlegno, l’Associazione Pioppicoltori Italiani, il Consorzio Agrario Terre Padane, l’Agenzia Interregionale per il Fiume Po e Gi&Bi.
Le emissioni per la coltivazione del pioppo sono 3 volte inferiori a quelle del mais e in un bilancio netto (sequestro – emissioni) il pioppo sequestra 10 volte la quantità di CO2 del mais. La pioppicoltura, inoltre, permette un impiego di fitofarmaci decisamente inferiore rispetto alle colture agrarie tradizionali, come, ad esempio, quella del mais, in cui l’utilizzazione dei pesticidi ha un indice di tossicità 3 volte superiore a quella del pioppo.
Il legno di pioppo è impiegato anche come materia prima in sostituzione di altri materiali più energivori nella produzione di prodotti e manufatti durevoli o come biomassa per uso energetico.