I ricercatori hanno individuato un colore preciso che attrae le mosche e saperlo potrebbe aiutarci a tenere lontani questi insetti fastidiosi. Purtroppo, non è un metodo infallibile e non vale per tutte le specie di mosche presenti sulla Terra, ma secondo il dottor Roger Santer del dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Aberystwyth, ad attirare le mosche è il blu che va quindi evitato nel nostro abbigliamento ma anche nell’uso di tende o tessuti per l’arredo.
Lo ha scoperto un team i scienziati dell’Università di Aberystwyth, in Galles. In realtà, lo studio è partito da una domanda bene precisa: cosa fa scattare il comportamento “aggressivo” di questo insetto, ovvero cosa le porta ad attaccarci e morderci? Gli studiosi hanno catturato e analizzato un centinaio di mosche di diverse specie, tra cui la glossina (nota come mosca tse-tse), il pappataci e il tafano. Poi, dopo mesi di analisi, hanno sviluppato delle reti neurali artificiali che imitano l’elaborazione visiva delle mosche.
Il colore che attrae le mosche
Queste reti neurali artificiali si sono evolute e si sono comportate come mosche vere e proprie e hanno iniziato a distinguere una serie di oggetti, animali e vegetali. All’inizio, però, sembravano inspiegabilmente attratte dal colore blu, al punto da smettere persino di curarsi di cosa fosse l’oggetto verso cui si dirigevano.
In un primo momento si era ipotizzato che il blu fosse scambiato dalle mosche per zona d’ombra, ma uno studio più accurato dei tipi di fotorecettori dell’occhio dell’insetto ha portato a scartare l’ipotesi. In seguito i ricercatori hanno scoperto che il colore blu rappresenta, per le mosche, una sorta di stimolo a 360°, che le induce a pensare di aver di fronte non solo uno spazio sicuro ma anche ricco di fonti di nutrimento.
I risvolti dello studio
Secondo il professor Santer, questa ricerca è importante per due ragioni. La prima è la possibilità di prevenire l’infestazione di mosche (anche aggressive e mordaci) in diverse parti del mondo dove le condizioni igieniche scarseggiano. La seconda, per diretta conseguenza, è il controllo e l’eventuale limitazione e circoscrizione di malattie come la tripanosomiasi africana umana (conosciuta come malattia del sonno).
Questa malattia, endemica nell’Africa sub-sahariana, è ancora priva di trattamenti ed è generalmente fatale. Infine, sempre secondo Santer e il suo team, essere consapevoli di questa preferenza può aiutare anche nella gestione della mosca comune, parassita globale che anche nel contesto cittadino-metropolitano è portatore di malattie e infezioni.