Circa 416mila anni fa, gran parte della Groenlandia era un paesaggio di tundra privo di ghiaccio, forse completamente coperto da alberi e mammut lanosi. Questa è la conclusione di uno studio internazionale condotto dall’Università del Vermont, dall’Università dello Stato dello Utah e da altre quattordici istituzioni, pubblicato sulla rivista “Science“. I risultati della ricerca cambiano la precedente visione secondo cui gran parte della calotta glaciale della Groenlandia sia sopravvissuta per la maggior parte degli ultimi due milioni e mezzo di anni e mostrano come il riscaldamento moderato, da 424mila a 374mila anni fa, abbia portato a uno scioglimento significativo dei ghiacci.
A quell’epoca, nonostante i livelli atmosferici di anidride carbonica che intrappola il calore fossero molto più bassi di quelli attuali, 280 contro 420 ppm, si è verificato, nel territorio della Groenlandia, uno scioglimento dei ghiacci tale da provocare un innalzamento del livello del mare di almeno un metro e mezzo. Ciò indica che la calotta glaciale della Groenlandia potrebbe essere più sensibile ai cambiamenti climatici causati dall’uomo di quanto si pensasse finora, e che nei prossimi secoli sarà sempre più vulnerabile e andrà incontro a un rapido scioglimento irreversibile.
L’ipotesi che la Groenlandia 400mila anni fa fosse un paesaggio coperto dalla tundra
Per arrivare a questa scoperta, gli scienziati hanno utilizzato i sedimenti di un campione di ghiaccio scomparso da tempo, raccolto in una base segreta dell’esercito americano negli anni Sessanta e hanno applicato tecniche avanzate di luminescenza e isotopi, atomi di un qualunque elemento chimico con lo stesso numero atomico ma differente numero di massa, per fornire prove dirette dei tempi e della durata del periodo di assenza di ghiaccio. Durante la Guerra Fredda, una missione segreta dell’Esercito degli Stati Uniti, a Camp Century, nella Groenlandia nordoccidentale, ha perforato 4.560 piedi di ghiaccio sull’isola ghiacciata e poi ha continuato a gli scavi per estrarre un tubo lungo dodici piedi di terra e roccia da sotto il ghiaccio.
Questo sedimento ghiacciato è stato, poi, dimenticato in un congelatore per decenni. Nel 2017 è stato accidentalmente riscoperto e si è visto che non conteneva solo sedimenti, ma anche foglie e muschio, resti di un paesaggio privo di ghiaccio, forse una foresta boreale. Lo studio presenta la prova diretta che i sedimenti appena sotto la calotta glaciale sono stati depositati dall’acqua corrente in un ambiente privo di ghiaccio durante un periodo di moderato riscaldamento, chiamato Marine Isotope Stage 11, da 424.000 a 374.000 anni fa.
La prima prova di come il cambiamento climatico abbia provocato della scomparsa della Groenlandia
“E’ la prima prova inconfutabile che gran parte della calotta glaciale della Groenlandia è scomparsa quando il clima si è riscaldato“, ha affermato Paul Bierman, scienziato dell’Università del Vermont, che ha condotto lo studio insieme all’autore principale Drew Christ, geo-scienziato post dottorato che ha lavorato nel laboratorio di Bierman, alla professoressa Tammy Rittenour della Utah State University e ad altri diciotto scienziati di tutto il mondo.
La comprensione del passato della Groenlandia è fondamentale per prevedere come la sua gigantesca calotta glaciale risponderà in futuro al riscaldamento climatico e con quale velocità si scioglierà. “Il passato della Groenlandia, conservato in tre metri di terreno ghiacciato, suggerisce un futuro caldo, umido e in gran parte privo di ghiacci per il pianeta Terra“, ha detto Bierman, geo-scienziato presso la Rubenstein School of the Environment and Natural Resources dell’Uvm e borsista del Gund Institute for Environment, “Questa tendenza può essere invertita riducendo drasticamente la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera“, ha concluso Bierman.