Torna la Mers, sindrome respiratoria medio-orientale. Il 10 luglio gli Emirati Arabi Uniti hanno notificato all’Organizzazione mondiale della sanità un caso di infezione da Mers-CoV, coronavirus ‘parente’ del Sars-CoV-2 di Covid-19, in un uomo di 28 anni della città di Al Ain ad Abu Dhabi. Lo comunica l’Oms, specificando che il giovane non ha riferito contatti diretti o indiretti con possibili animali serbatoio come dromedari, capre o pecore.
L’uomo è stato ricoverato in ospedale l’8 giugno, sottoposto a tampone nasofaringeo il 21 giugno e risultato positivo per Mers-CoV il 23. Tutti i 108 contatti identificati sono stati monitorati per 14 giorni dall’ultima esposizione all’uomo contagiato, ma “ad oggi non sono stati rilevati casi secondari”, precisa l’Oms. “L’Oms continua a monitorare la situazione epidemiologica e conduce valutazioni del rischio sulla base delle ultime informazioni disponibili”, si legge nella nota in cui l’agenzia ginevrina lancia l’alert e dice di aspettarsi “che vengano segnalati ulteriori casi di infezione da Mers-CoV dal Medio Oriente e/o da altri Paesi in cui Mers-CoV circola nei dromedari”.
Per questo l’Oms ribadisce “l’importanza di una forte sorveglianza da parte di tutti gli Stati membri per le infezioni respiratorie acute, incluso Mers-CoV, e di riesaminare attentamente eventuali risultati insoliti”. Da luglio 2013, quando gli Emirati Arabi Uniti hanno segnalato il primo caso di Mers-CoV – ricorda l’organizzazione delle Nazioni Unite per la salute – sono stati segnalati 94 casi confermati, compreso quest’ultimo, e 12 decessi. A livello globale, il numero totale di infezioni confermate riportate all’agenzia ginevrina dal 2012 è pari a 2.605, con 936 decessi associati.