In Italia, sta iniziando una forte ondata di caldo, che nei prossimi giorni potrebbe rivelarsi storica per intensità e diffusione lungo la nostra penisola. Mentre si prevede che Sardegna e Sicilia superino ampiamente la soglia dei +45°C, con l’Agenzia Spaziale Europea che ha affermato che è a rischio il record della temperatura più alta mai registrata in Europa (i +48,8°C di Floridia, in Sicilia, del 2021), anche in alcune zone della Pianura Padana si potrebbero raggiungere i +40°C per un’ondata di caldo provocata da una forte risalita dell’Anticiclone africano, che abbraccerà anche Spagna, parte della Francia e i Balcani.
In questi giorni, è facile leggere associazioni tra questa ondata di caldo e il cambiamento climatico. In particolare, la narrazione catastrofista odierna associa gli aumenti di temperatura alle emissioni antropiche di anidride carbonica. In realtà, esiste una grande differenza tra eventi meteorologici ed eventi climatici. Gli eventi meteorologici sono circoscritti nello spazio e nel tempo, mentre la climatologia è la scienza che studia l’andamento climatico sulla Terra basato su tendenze planetarie e a lungo termine. Il fatto che un giorno faccia caldo in Italia o nel Mediterraneo o in una zona d’Europa, non significa nulla rispetto al trend climatico globale.
Fonti storiche ci ricordano che il clima della Terra conosce da sempre delle variazioni, con eccessi in un senso o nell’altro. A questo proposito, calza proprio a pennello un articolo de “La Domenica del Corriere”, datato 13 luglio 1952, ossia 71 anni fa. “+40°C all’ombra: eccezionali giornate di caldo hanno afflitto vaste zone dell’Europa e specialmente la Francia, l’Italia, la Svizzera e la Germania. Nella pianura padana si sono avute punte massime raramente registrate: +40°C all’ombra a Novara, +42°C a Reggio Emilia”, si legge sulla copertina dell’illustratore Walter Molino.
“L’estate del 1952 è stata una delle più calde e asciutte della storia recente, anche se non è quella in assoluto più calda. Inarrivabili in Pianura Padana dall’Unità d’Italia ad oggi sono state quelle del 1900, del 1878 e del 1944. Quella del 2003, che tutti ricordiamo, si colloca al quinto posto delle più calde a Milano negli ultimi due secoli”, scrive in un post sulla propria pagina Facebook Marcello Mazzoleni, Presidente dell’Associazione Culturale Milanta ETS e da sempre appassionato di meteo.
Un’altra copertina de “La Domenica del Corriere”, del 21 luglio 1957, 66 anni fa, riportava invece: “un calore torrido ha tenuto tutta l’Alta Italia, e gran parte dell’Europa Centrale, per parecchi giorni, sotto una soffocante cappa infocata. A Milano si è raggiunta l’eccezionale temperatura di +38,1°C all’ombra. Purtroppo, tanta canicola, oltre al diffuso disagio per le popolazioni, ha provocato degli eventi luttuosi: in molti ospizi dell’Alta Italia – in particolare a Venezia, Milano e Padova – alcune decine di vecchi ricoverati non hanno potuto resistere per lungo tempo a così gravose condizioni atmosferiche e sono morti nel giro di poche ore”.
“In quella eccezionale fase calda di inizio luglio del 1957 vennero raggiunti i +40°C a Piacenza, i +42°C a Bologna e Firenze, i +43°C a Rovigo e Ferrara”, spiega in un altro post Mazzoleni.
Tutto questo per dire che anche in passato l’Italia ha conosciuto estati molto calde o singole ondate di caldo intenso, come testimoniano i dati del luglio 1952 e del luglio 1957. All’epoca, però, l’approccio era sicuramente meno catastrofista, come mostrano questa copertine, mentre oggi si fa presto ad attribuire ogni evento meteorologico all’azione dell’uomo sul clima.