In estate, sono molto gli escursionisti che si improvvisano sui sentieri in montagna e così aumentano, e non di poco, gli interventi del Corpo nazionale di Soccorso Alpino del CAI. L’estate quindi diventa la stagione più “calda” a tutti gli effetti: nella sola stazione di Verona sono 34 le missioni già portate a termine. Fino alla metà di giugno si sperava in un calo degli incidenti in montagna rispetto ad un frenetico 2022 (95 emergenze risolte) per i responsabili della squadra e volontari.
Ma a Luglio lo scenario ha disatteso le speranza: c’è stato un incremento significativo di chiamate rispetto al mese precedente. Alcuni interventi sono stati particolarmente complessi, come il recente recupero nel Vajo dell’Orsa, ad altissimo tasso tecnico e relativo rischio. “La preoccupazione deriva soprattutto da quel 27% di interventi causati da “incapacità” o esaurimento delle forze. E all’ulteriore 17% legato a persone che, semplicemente, perdono l’orientamento e chiedono aiuto“, spiega Lorenzo Manfreda, vicecapo della stazione Cnsas-Cai scaligera ai microfoni di L’Arena. A questi incidenti, si aggiungono cadute e scivolate.
Le principali cause degli incidenti in montagna
“C’è un errore di fondo nell’approccio massivo alla montagna: troppo casuale, senza preparazione, legato ai social“, ammette il soccorritore Manfreda ai microfoni di L’Arena. Ma questo pensiero si ritrova anche nelle parole di Roberto Morandi, ex capo della stazione ed ora vice delegato regionale per l’undicesima Zona Prealpi.
“Ci si fa conquistare dal “sentito dire”, dal commento “una gita fantastica”. Dimenticando come l’informazione che riduce il rischio arrivi dai bollettini meteo, dal gestore del rifugio, dalle guide alpine“, ribadisce. “Abbigliamento e calzature sono spesso inadeguati all’ambiente. Lo ripetiamo da sempre ma sui sentieri la realtà è diversa“, osserva. «Muoversi senz’acqua con oltre 30°C e finire sfiniti o non considerare il rischio di temporali“, aggiunge, “significa giocare con la sorte”
Il Suem 118
Per garantire un tipo di intervento tempestivo ed efficace è nata una nuova base del Cnsas-Cai scaligero, in lungadige Attiraglio che è la consacrazione di un matrimonio già solido con il “Suem 118” ed il suo servizio di eliambulanza, del cui equipaggio è parte stabile un tecnico specializzato del Cnsas. “Essere lì è un grande vantaggio, la carta in più in una collaborazione sperimentata“, conferma Manfreda. Che si traduce anche nella presenza, nei fine settimana e festivi in estate e inverno, di un operatore del Soccorso alpino nella centrale dell’emergenza. Questa figura in caso di intervento in ambiente montano, può mantenere i contatti con la squadra sul terreno, spesso impegnata per ore, mettendo a frutto la conoscenza di luoghi e condizioni. “Aiuto prezioso, nel quadro di un rapporto codificato e molto stretto“, ribadisce Adriano Valerio ai microfoni di L’Arena, direttore del “118”.
La novità che potrebbe essere un ottimo supporto per le escursioni in montagna è la nuova app GeoResq, prodotta da Cai (finora gratis per i soli soci), grazie ai fondi del ministero per il Turismo diviene infatti gratuita. “Semplice ed intuitiva, attiva anche dove la copertura cellulare è debole o assente“, confermano gli operatori. Consente un’individuazione rapida e mirata, velocizzando l’intervento. “Alla base restano, comunque, preparazione e prudenza“, invoca Morandi. Queste qualità purtroppo non possono essere sostituite ancora da un app.