La grave siccità che si è abbattuta sull’Uruguay rischia di privare del tutto Montevideo dell’acqua potabile. Per trovare una soluzione a questa grave condizione, da giorni le autorità uruguaiane stanno deviando un fiume su oltre 13 km di condutture per riempire l’unico serbatoio di approvvigionamento della capitale, quasi asciutto. Da diverse settimane i suoi 1,8 milioni di abitanti consumano solo acqua in bottiglia. Quella che viene rifornita dai rubinetti ha un forte sapore di sale e cloro per l’aggiunta dell’acqua del fiume che sfocia nell’estuario del Rio de la Plata, a valle dell’unico impianto di depurazione.
A Paso Valdez, circa 65 chilometri a nord-ovest di Montevideo, le macchine da interramento sono impegnate a posare enormi tubi di quasi un metro di diametro per trasferire su 13,3 chilometri l’acqua del fiume San Jose per rimpinguare le acque di quello di Santa Lucia. Le uniche portate provenienti da Santa Lucia sono state finora utilizzate per riempire il bacino idrico dell’impianto di depurazione “Aguas corrientes“, che fornisce acqua potabile a Montevideo dal XIX secolo ma i cui ultimi lavori risalgono agli anni ’80.
Le conseguenze della grave siccità in Uruguay
Si tratta di una siccità senza precedenti che negli ultimi decenni sta colpendo tutto il cono meridionale dell’America Latina. Di conseguenza, il serbatoio martedì non era che al 3,1% della sua capacità totale, ovvero 2,09 milioni di metri cubi. Al momento sono in costruzione anche una diga e una stazione di pompaggio sul fiume San Jose. Il 19 giugno il presidente uruguaiano Luis Lacalle Pou ha stimato che i lavori sarebbero stati completati in 30 giorni. A fine giugno, però, ha lanciato un monito: “se non piove ci sarà un periodo (fino alla fine dei lavori) durante il quale l’acqua non sarà potabile“.
Da quel momento in poi, piogge leggere e intermittenti hanno posticipato la scadenza, senza però spazzare via la minaccia. Nel frattempo, l’acqua salata che sa di candeggina che attualmente scorre dai rubinetti della capitale è “sicura“, ha fatto sapere su Twitter il ministro della Sanità Karina Rando.
A chi è sconsigliata l’acqua dei rubinetti
Tuttavia, il suo consumo è sconsigliato alle donne incinte, alle persone che soffrono di ipertensione (quasi un terzo della popolazione uruguaiana secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità), malattie renali ed epatiche croniche e insufficienza cardiaca. Se l’acqua è dichiarata potabile, i livelli di sodio (440 mg/l) e di cloruri (720 mg/l) sono stati innalzati a maggio ben al di sopra del tetto finora consentito, rispettivamente 200 mg/l e 250 mg/l.
Più alti sono anche i livelli di trialometani, i composti chimici che si formano quando l’acqua disinfettata con cloro reagisce con la materia organica naturale (vegetazione, foglie morte, ecc.) presente nell’acqua e che possono essere dannosi se consumati per un lungo periodo di tempo. Altra conseguenza del contenuto di cloruro di sodio nelle tubature: la rottura di elettrodomestici come scaldabagno elettrico o lavatrice.
Per le famiglie più modeste, cioè oltre 500.000 persone, lo Stato uruguaiano fornisce giornalmente e gratuitamente due litri di acqua minerale a persona. Ospedali ed enti pubblici sono riforniti dal pozzo profondo recentemente scavato accanto allo stadio centenario, dove nel 1930 si disputò la prima Coppa del Mondo di calcio, che consente l’estrazione di 30.000 litri all’ora distribuiti da autocisterne. L’acqua di circa 250 pozzi individuati nelle singole abitazioni è stata invece dichiarata imbevibile.