Un fenomeno meteorologico estremo e imprevedibile, come lo definisce Marco Gabusi, assessore alla Protezione civile della Regione Piemonte, all’origine della colata di fango e detriti che ha sommerso un pezzo della località alpina al confine con la Francia. La bomba d’acqua caduta in alta quota fra le montagne dell’Alta Valle di Susa al confine fra Italia e Francia, lontano dall’abitato di Bardonecchia.
La piena è diventata grossa e pericolosa e ha raggiunto l’apice quando ha incontrato i ponti nell’abitato di Bardonecchia. Quando ha travolto le spallette di uno di questi ponti si è creato uno tsunami di fango con un’onda anomala, carica di detriti, alta 6-7 metri.
“Nella diga non ci sono criticità”, è stata la rassicurazione, fin dalla mattinata, del governatore del Piemonte Alberto Cirio e dell’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi. A Bardonecchia c’è chi ricorda che il torrente esondato “ha sempre creato problemi – racconta un abitante- Una volta quando c’era la caserma degli Alpini, il lavoro più grosso era quello di riportare il vecchio ponte di legno, che finiva trascinato giù dalla corrente, nella sua posizione originaria. Adesso il ponte è di cemento ma i problemi ci sono lo stesso, se non peggiori”.
“E’ stata una bomba d’acqua improvvisa – ribadisce Gabusi – che ha fatto ‘esplodere’ un fiume e spostato decine di metri cubi di fango”. Un temporale “molto localizzato” – spiega Secondo Barbero, direttore generale di Arpa – che “ha generato una colata di fango solo in parte trattenuta dalle briglie selettive costruite negli anni. L’evento è stato visto solo dai radar mentre le stazioni meteorologiche del territorio non hanno registrato piogge”.
Un evento però “quello del nubifragio in alta quota, figlio del cambiamento climatico”, dice il geologo Mario Tozzi secondo il quale episodi del genere testimoniano come “i fiumi si riprendono lo spazio. E’ necessario, quindi, essere più elastici e rinaturalizzare i fiumi anche perchè davanti a fenomeni così le opere non sono utili”.