Mentre devastanti alluvioni colpiscono la Slovenia e danneggiano due terzi del Paese, Greenpeace evidenzia l’importanza di adottare un piano d’azione e resilienza climatica per prevenire gli impatti sempre più gravi degli eventi climatici estremi che l’Europa si troverà ad affrontare nell’immediato futuro. La crisi climatica, sottolinea l’organizzazione ambientalista, ormai evidente in ogni regione del mondo, in questi mesi ha colpito l’Europa con tutta la sua potenza: inondazioni senza precedenti, incendi e siccità causano perdite di vite umane e danni ingenti a infrastrutture, abitazioni e mezzi di sostentamento.
In appena 24 ore, nelle notti del 3 e 4 agosto, in Slovenia è caduta la quantità di pioggia che normalmente si registra in quasi un mese, con inondazioni e straripamenti di diversi fiumi. Si tratta del peggior evento meteorologico estremo nella storia recente del Paese e Greenpeace Slovenia si è subito attivata per sostenere persone e aree colpite.
“Il nostro team è presente sul campo per aiutare le tante persone colpite dall’alluvione. Ma se ricostruire case e infrastrutture è adesso una priorità, altrettanto importante sarà evitare che catastrofi climatiche di questa portata si ripetano in futuro”, dichiara Lena Penšekdi, Greenpeace Slovenia. “La crisi climatica rende più probabili gli eventi meteorologici estremi: affrontarne le cause profonde e aumentare la resilienza degli ecosistemi deve avere la medesima urgenza da riservare alla sicurezza e al benessere della vita delle persone. Il fatto che le alluvioni siano una conseguenza del riscaldamento del pianeta è una realtà che non può essere più ignorata”.
Secondo Greenpeace, il governo di Lubiana deve condurre il Paese verso il phase-out dai combustibili fossili e incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili: la Slovenia è l’unico Paese dell’Unione Europea ancora privo di parchi eolici. È inoltre fondamentale agire sull’adattamento e sulla resilienza degli ecosistemi ai cambiamenti climatici, a partire dalla protezione e dal ripristino di foreste e aree naturali. “Questi eventi catastrofici ricorrenti dovrebbero suonare come ultimo campanello d’allarme”, aggiunge Chiara Campione, responsabile dell’Unità Clima di Greenpeace Italia.
“Invece i nostri responsabili politici continuano a farsi guidare dagli interessi di quelle stesse aziende fossili che hanno le maggiori responsabilità nella crisi climatica, come l’italiana ENI, che continua a investire nel gas e nel petrolio dettando l’agenda energetica al governo Meloni.”