Al termine del vertice sull’Amazzonia, il presidente brasiliano Luiz Ignacio Lula da Silva ha lanciato un appello ai Paesi ricchi, chiedendo di contribuire finanziariamente agli sforzi per bloccare la deforestazione. “Non sono i Paesi come Brasile, Colombia e Venezuela ad avere bisogno di soldi. È la natura,” ha evidenziato. A Belem, città di 1,3 milioni di abitanti nel Nord del Brasile, per la prima volta dopo 14 anni, si sono riuniti i rappresentanti degli 8 Paesi membri del Trattato di cooperazione amazzonica (OTCA), cioè Brasile, Colombia, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela.
E’ stata firmata la “Dichiarazione di Belem”, che prevede la creazione di un’Alleanza contro la deforestazione, ma senza fissare obiettivi concreti.
Al termine delle discussioni, è stata rilasciata una dichiarazione congiunta in cui si afferma l’impegno per “la conservazione delle foreste, la riduzione delle cause della deforestazione e la ricerca di una giusta transizione ecologica“. I Paesi hanno anche espresso “preoccupazione per il mancato rispetto degli impegni finanziari da parte dei Paesi sviluppati“, citando i 100 miliardi di dollari promessi ogni anno ai Paesi in via di sviluppo per combattere il riscaldamento globale. Questo impegno risale al 2009 e aveva una scadenza al 2020. “Se i Paesi ricchi vogliono davvero preservare le foreste esistenti, devono investire denaro e non solo prendersi cura degli alberi, ma anche delle persone che vivono sotto di loro e che vogliono vivere dignitosamente,” ha evidenziato Lula, stimando che il vertice sarà “visto in futuro come un punto di svolta per lo sviluppo sostenibile“. “Abbiamo gettato le basi per costruire un’agenda comune con i Paesi in via di sviluppo con foreste tropicali, fino a quando non ci incontreremo di nuovo qui a Belem per la COP30“.