Andy May: “il riscaldamento globale dipende dal sole, ma l’IPCC lo censura”

L'esperto di petrofisica della Fondazione Clintel, intervistato dal Professore Franco Battaglia, sottolinea come il riscaldamento globale dipenda dal sole, ma l'IPCC lo abbia censurato deliberatamente
MeteoWeb

In un articolo del Professore di Chimica fisica e ricercatore Franco Battaglia su “La Verità” si legge: “Bisogna distinguere tra meteo e clima. Il meteo attiene a periodi di tempo dell’ordine della settimana e la competenza principe di riferimento è la fisica dell’atmosfera e degli oceani. Il clima attiene ai tempi che possono essere geologici, richiede competenze multidisciplinari e competenza principe è la geologia. E Andy May (all’anagrafe John Andrew) è, appunto, un geologo o più precisamente un petrofisico, con esperienze professionali condotte in tutti gli angoli del pianeta, dalle Americhe alla Russia, allo Yemen, al Mare del Nord, all’Indonesia, alla Cina, fino all’Africa occidentale. Dal 2016 è in pensione, e da membro della Fondazione Clintel, assieme a Marcel Crok, ha censurato la stesura di un rapporto critico al rapporto AR6, l’ultimo dell’IPCC (il Comitato dell’ONU sui cambiamenti climatici)“.

Il Professore Battaglia nella sua intervista pubblicata su “La Verità” chiede a John Andrew: “Perdona l’ignoranza, Andy, cosa fa un petrofisico?

L’esperto gli risponde: “Ho lavorato come petrofisico per 42 anni, soprattutto nell’industria del petrolio e del gas. I petrofisici creano modelli delle proprietà fisiche delle rocce. Le tecniche e l’esperienza che ho con i modelli petrofisici mi aiutano a valutare i modelli climatici, perché gli algoritmi di modellazione statistica, chimica e fisica che ho usato per modellare le rocce sono concettualmente simili a quelli usati per modellare il meteo e il clima“.

Il Rapporto Clintel sull’analisi AR6 dell’IPCC

Il Professore Battaglia chiede ancora all’esperto Andy May:Come è nato il Rapporto Clintel The frozen views of the IPCC: an analysis of AR6?

L’esperto May risponde: “Vi abbiamo lavorato in 13, da sette Paesi diversi; c’è anche un italiano, il professore Nicola Scafetta, che insegna climatologia all’Università Federico II di Napoli. Alcuni del gruppo avevano già esaminato le bozze dell’AR6 e avevano segnalato agli autori dell’IPCC errori e omissioni. Quando era diventato ben chiaro che le segnalazioni, presentate attraverso i canali appropriati, venivano completamente ignorate, allora abbiamo pensato di scrivere tutte le critiche in un documento separato, visto che non sembrava avere soddisfazione dall’IPCC“.

Il Professore Battaglia chiede ancora all’esperto Andy May: “In italiano il titolo potrebbe tradursi in Le idee fisse dell’IPCC sul clima. Perché questo titolo?

L’esperto di petrofisica risponde: “Il primo rapporto dell’IPCC sui cambiamenti climatici, solitamente chiamato Far, fu pubblicato nel 1990. Era un ottimo rapporto, appena 400 pagine, un buon compendio dello stato dell’arte della scienza del clima. L’IPCC era nato per esplorare la possibile influenza umana sul clima, e il Far concludeva che l’aumento di CO2 potrebbe sì, influenzare il clima (il condizionale è fondamentale), ma sulla base di modelli climatici non era in grado di dire se il riscaldamento fino a quel momento fosse maggiore di quello che si sarebbe verificato naturalmente, cioè se l’uomo non fosse stato presente sulla Terra. Senonché come mostriamo nel nostro capitolo 6, una quantità di ricerche condotte dopo il 1990 dimostra che la prevalenza della variabilità climatica è naturale. Le oscillazioni naturali delle correnti oceaniche, scoperte dopo il 1990, sono ben correlate con l’attività solare, il che suggerisce che è il Sole il principale motore dei cambiamenti climatici. Orbene, tutte queste ricerche sono state ignorate dall’IPCC , e di esse non v’è traccia nell’AR6. Questo usa le stesse ipotesi e gli stessi metodi di 33 anni fa, ma sorprendentemente, quasi fosse, appunto, un’idea fissa, conclude che il riscaldamento è dovuto quasi al 100% all’uomo.”

I punti di disaccordo tra la Fondazione Clintel e l’IPCC

Il Professore Battaglia chiede ancora all’esperto Andy May: “In cosa Clintel non concorda con l’IPCC?

L’esperto di petrofisica risponde al riguardo: “I punti di disaccordo sono molti. Ho già detto del sole e della variabilità degli oceani. Un altro punto riguarda i modelli climatici. Poiché sono deboli le prove dirette che sia la CO2 antropica a controllare il clima, l’IPCC si affida a modelli climatici di varia complessità per calcolare l’impatto della CO2 sulla temperatura media globale. Alla fine conclude che al raddoppio della CO2la temperatura globale aumenta di almeno 3°C. Invece noi, utilizzando la stessa ipotesi che sia la CO2 a controllare il clima, dimostriamo che la sensibilità climatica è inferiore a 2°C (si veda il nostro capitolo 7).

Il Professore Battaglia suggerisce ancora all’esperto May: “E questo sempre che il clima sia controllato al 100% dall’attività antropica…

A tal proposito, l’esperto May specifica: “Già. Tutti i modelli prevedono che la media troposfera equatoriale dovrebbe riscaldarsi molto se fosse la CO2 a guidare il clima, ma le osservazioni mostrano, in questa ragione, un riscaldamento molto meno accentuato del previsto. In effetti, ogni singolo modello climatico mostra un riscaldamento maggiore di quello osservato, il che suggerisce che si tratta non solo di modelli difettosi, ma un difetto nelle ipotesi utilizzate per programmare i modelli. Inoltre, l’IPCC usa scenari per fare proiezioni sulla temperatura futura, scenari di emissione e scenari economici, ma anche gli scenari di emissione sono sbagliati (come mostriamo nel capitolo 9), cosicché una errata sensibilità climatica e errati scenari di emissione comportano proiezioni economiche irrealistiche“.

I disastri meteorologici non stanno peggiorando

Il Professore Battaglia si rivolge all’esperto May affermando: “Infatti, l’IPCC prevede conseguenze disastrose se continuiamo a usare combustibili fossili“.

L’esperto May interviene su questo punto, dichiarando: “Di questo trattiamo nel capitolo 12 del nostro Rapporto. Il fatto è che i disastri meteorologici e climatici non staranno peggiorando, anzi i costi di questi disastri, i morti, i feriti, e il loro numero stanno in realtà diminuendo, contrariamente alla previsione dei modelli. Fondamentalmente l’AR6 non sta facendo alcun servizio alla scienza del clima, ma, di tutta evidenza, sta spingendo perché si attui un’agenda politica: la scelta dei documenti da utilizzare nel rapporto AR6 è parziale e non rappresentativa. L’AR6 è un documento pubblicitario per promuovere un prodotto, non un documento scientifico.

Il Professore Battaglia suggerisce una sua riflessione a tal proposito: “Tra l’altro è curioso che il cambiamento climatico sia solo in peggio“.

L’esperto May afferma: “Questo è un altro punto interessante. Oltre a ribadire e rafforzare le cattive notizie, probabilmente false, contenute nei rapporti precedenti, l’analisi di Clintel ha anche rilevato che l’IPCC ha minimizzato o omesso di riportare le buone notizie. Nel capitolo 13 esaminiamo la dichiarazione del segretario delle Nazioni Unite Antonio Gueterres: “Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico”. Senonché dai dati disponibili dimostriamo che il rischio di morire a causa del clima e delle condizioni atmosferiche è diminuito del 99% dal 1920, passando da una probabilità di morire dell’1,7% nel 1920 ad una probabilità dello 0,018% oggi“.

Le contraddizioni interne dell’AR6

Il Professore Battaglia chiede ancora all’esperto May: “Oltre ad errori, vi sono anche contraddizioni interne nell’AR6?

L’esperto May risponde: “C’è anche questo. Per esempio, il rapporto dell’IPCC afferma che le emissioni antropiche abbiano contribuito poco alle inondazioni, ma la Sintesi per i responsabili politici afferma il contrario. Un altro esempio è che nella Sintesi si afferma che il caldo attuale non ha precedenti negli ultimi 100.000 anni, ma questo non è quello che sta scritto nel corpo dell’AR6. Nel nostro capitolo 11 elenchiamo tutte le contraddizioni interne all’AR6.”

Il Professore Battaglia chiede infine all’esperto May: “Hai anche affermato che l’AR6 è il peggiore di tutti i rapporti dell’IPCC. Perché dici questo?

L’esperto May risponde così a questa domanda: “Dopo il primo rapporto IPCC, che era di buona qualità, i rapporti successivi sono diventati sempre più politicizzati e non scientifici. Già il secondo Rapporto (chiamato Sar) era stato bollato “il grande inganno sul riscaldamento globale” dall’allora Presidente dell’Accademia nazionale delle Scienze degli USA Frederick Seitz. E il Quarto Rapporto (AR4) fu nel 2010 oggetto di indagine del Consiglio interaccademico dell’Onu: il consiglio addebitava all’IPCC numerosi errori, pregiudizi e procedure poco trasparenti nella scelta della letteratura scientifica. L’AR6 è peggiore dell’AR4 da questo punto di vista. Non solo hanno escluso alcuni dei migliori scienziati dal processo dell’IPCC, ma si sono anche rifiutati di riconoscere anche la sola esistenza del loro lavoro, ignorandolo in toto senza neanche discuterlo. Noi abbiamo scoperto che i lavori esclusi sono solo quelli che contraddicono la narrazione del cambiamento climatico causato dall’uomo che l’IPCC sta vendendo“.

Condividi