Il clima e l’enorme eruzione sottomarina di Tonga

La gigantesca eruzione sottomarina avvenuta a Tonga nel 2022 potrebbe "influenzare temporaneamente la temperatura media globale della Terra”
MeteoWeb

Durante l’estate 2023, numerose ondate di caldo, anche di forte intensità, sono state registrate nell’emisfero settentrionale, dagli USA all’Europa fino all’Asia, producendo temperature record in moltissime località. Sono state tutte, in fretta e furia, attribuite dalla maggior parte dei media all’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera, sull’onda di quel catastrofismo sempre più dilagante che attribuisce all’uomo qualsiasi evento meteo estremo o qualsiasi evento calamitoso che si verifichi sul pianeta. Esiste, però, anche un’altra spiegazione, più plausibile ma che trova poco spazio sui media. È sostanzialmente sostenuta da due delle principali organizzazioni scientifiche mondiali, ossia la NASA e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). I livelli di vapore acqueo nell’atmosfera sono aumentati drammaticamente nell’ultimo anno e mezzo e il vapore acqueo è ben riconosciuto come un gas serra, la cui maggiore presenza porta a temperature più elevate, un meccanismo che eclissa qualsiasi effetto che la CO2 possa avere.

Ma perché il vapore acqueo atmosferico è aumentato in modo così drammatico? Lo si deve ad una storica, gigantesca eruzione vulcanica avvenuta a gennaio 2022 nelle acque del Pacifico meridionale: stiamo parlando della devastante eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Haapai, a Tonga. “Quando il vulcano ha eruttato il 15 gennaio, ha scatenato uno tsunami che ha fatto il giro del mondo e un boom sonico che ha fatto il giro del globo due volte”, ha riportato la NASA. “L’eruzione sottomarina nell’Oceano Pacifico meridionale ha anche espulso un enorme pennacchio di vapore acqueo nella stratosfera terrestre, abbastanza da riempire più di 58.000 piscine olimpioniche. L’enorme quantità di vapore acqueo potrebbe essere sufficiente a influenzare temporaneamente la temperatura media globale della Terra”.

Non abbiamo mai visto nulla di simile”, ha affermato Luis Millán, uno scienziato dell’atmosfera presso il Jet Propulsion Laboratory della NASA, nel sud della California. “Millán ha condotto un nuovo studio esaminando la quantità di vapore acqueo che il vulcano Tonga ha iniettato nella stratosfera, lo strato dell’atmosfera tra circa 12 e 53 chilometri sopra la superficie terrestre. Nello studio, pubblicato su Geophysical Research Letters, Millán e i suoi colleghi stimano che l’eruzione delle Tonga abbia emesso circa 146 teragrammi (1 teragramma equivale a un trilione di grammi) di vapore acqueo nella stratosfera terrestre, pari al 10% dell’acqua già presente in quello strato dell’atmosfera. Si tratta di quasi quattro volte la quantità di vapore acqueo che gli scienziati stimano che l’eruzione del Monte Pinatubo del 1991 nelle Filippine abbia trasportato nella stratosfera”.

La NASA ha pubblicato quanto sopra nell’agosto 2022. Sei mesi dopo, uno studio più recente ha aumentato del 30% la stima dell’aggiunta di vapore acqueo all’atmosfera. L’Agenzia Spaziale Europea ha riportato che “in un recente articolo pubblicato su Nature, un team di scienziati ha mostrato l’aumento senza precedenti della massa d’acqua stratosferica globale del 13% (rispetto ai livelli climatologici) e un aumento di cinque volte del carico di aerosol stratosferico – il più alto negli ultimi tre decenni. Utilizzando una combinazione di dati satellitari, compresi quelli del satellite Aeolus dell’ESA, e osservazioni da terra, il team ha scoperto che, a causa dell’altitudine estrema, il pennacchio vulcanico ha circumnavigato la Terra in appena una settimana e si è disperso quasi da polo a polo in tre mesi”.

Il Jet Propulsion Laboratory della NASA ha spiegato inoltre: “le eruzioni vulcaniche raramente iniettano molta acqua nella stratosfera. Nei 18 anni in cui la NASA ha effettuato misurazioni, solo altre due eruzioni – l’evento Kasatochi del 2008 in Alaska e l’eruzione Calbuco del 2015 in Cile – hanno emesso quantità apprezzabili di vapore acqueo a quote così elevate. Ma quelli erano solo piccoli inconvenienti rispetto all’evento di Tonga, e il vapore acqueo di entrambe le eruzioni precedenti si è dissipato rapidamente. Il vapore acqueo in eccesso iniettato dal vulcano Tonga, invece, potrebbe rimanere nella stratosfera per diversi anni”.

Questo vapore acqueo in eccesso potrebbe influenzare la chimica atmosferica, stimolando alcune reazioni chimiche che potrebbero temporaneamente peggiorare la riduzione dello strato di ozono. Potrebbe anche influenzare le temperature superficiali. Le massicce eruzioni vulcaniche come quelle del Krakatoa e del Monte Pinatubo tipicamente raffreddano la superficie terrestre espellendo gas, polvere e cenere che riflettono la luce solare nello spazio. Al contrario, il vulcano Tonga non ha iniettato grandi quantità di aerosol nella stratosfera, e le enormi quantità di vapore acqueo derivanti dall’eruzione potrebbero avere un piccolo e temporaneo effetto di riscaldamento, poiché il vapore acqueo intrappola il calore. L’effetto si dissiperebbe quando il vapore acqueo in eccesso esce dalla stratosfera”, spiegano dal JPL della NASA.

Da tutto ciò, emerge che ci si aspetta ulteriore calore atmosferico “per diversi anni” finché il vapore acqueo extra iniettato dalla più grande eruzione vulcanica sottomarina mai registrata non si dissiperà.

Nessuna delle due teorie – ossia il riscaldamento globale provocato dalla CO2 di origine antropica e l’effetto della più grande eruzione vulcanica sottomarina mai conosciuta – è scientificamente provata. Eppure la prima viene seguita con fiducia incondizionata basata su un “consenso” che in realtà non è così ampio come si vuol far credere, portando a decisioni politiche dalle pesantissime ricadute economiche e sociali.

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