All’inizio di quest’anno ha iniziato a formarsi il buco nello strato di ozono. Sono evidenti, infatti, alcuni segni che un buco più grande della media potrebbe riscaldare ulteriormente l’Oceano Antartico, mentre il livello del ghiaccio marino dell’area è ai minimi storici. Secondo quanto riportano i dati satellitari del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine indicano che il buco sopra l’Antartide ha sta già iniziando a formarsi.
Il dottor Martin Jucker, docente presso il Centro di ricerca sui cambiamenti climatici dell’Università del New South Wales, ha dichiarato che il buco dell’ozono solamente si forma alla fine di settembre, raggiungendo il picco ad ottobre, prima di chiudersi a novembre o dicembre. Lo studioso ha sottolineato: “Iniziare ad agosto è certamente molto presto, non ce lo aspettavamo“. Il buco dell’ozono antartico comporta un assottigliamento annuale dello strato di ozono della stratosfera, che ha un’alta concentrazione di molecole di ozono che assorbono la radiazione ultravioletta dal sole.
Gli interventi per “guarire” il buco nell’ozono
Il buco nel tempo è stato “guarito“, grazie al protocollo di Montreal del 1989, che ha eliminato il 99% delle sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono, come i clorofluorocarburi. Si prevede che i livelli di ozono sopra l’Antartide torneranno ai livelli del 1980 entro il 2066. Il buco dell’ozono solitamente è più piccolo durante gli anni dell’evento meteorologico El Niño, ma i modelli di Jucker e collaboratori – tra cui Chris Lucas, dell’Australian Bureau of Meteorology – hanno suggerito che quest’anno sarà più grande del solito, a causa dei cambiamenti atmosferici di lunga durata dopo l’eruzione del vulcano sottomarino a Tonga nel gennaio 2022. La modellazione non è stata ancora sottoposta a revisione paritaria.
Il ricercatore Lucas ha dichiarato: “A partire dal 4 agosto, la pagina web del buco dell’ozono della NASA mostra che la formazione attualmente è circa ‘nella media’ per il giorno dell’anno. Alcune previsioni prevedono che nei prossimi giorni aumenterà rapidamente, producendo uno dei più grandi buchi di ozono osservati per il periodo dell’anno. La crescita più rapida del buco dell’ozono si è verificata nel 2000, e l’evento che si sta sviluppando in questo momento è paragonabile a questo“.
Le conseguenze dell’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai
Jucker ha affermato che l’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai ha iniettato “una quantità senza precedenti di vapore acqueo nella stratosfera, circa 150 megatonnellate, tre volte più vapore acqueo di quello che abbiamo di solito“. Quando c’è più vapore acqueo del solito, nella stratosfera si formano delle nuvole di ghiaccio, che permettono alle molecole che distruggono l’ozono di raccogliersi sulle particelle di ghiaccio. Jucker si è detto preoccupato per l’impatto del buco dell’ozono sul ghiaccio marino antartico, che negli ultimi due anni ha toccato minimi storici.
“Il fatto che più radiazioni ultraviolette raggiungano l’Antartide e l’Oceano Antartico – ha spiegato Jucker – significa che c’è più energia disponibile per sciogliere il ghiaccio. Ora che abbiamo così poco ghiaccio marino, al posto del ghiaccio bianco riflettente c’è un oceano blu molto scuro. “C’è il rischio che l’Oceano Antartico si riscaldi ancora di più e poi, indirettamente, sciolga più ghiaccio, perché l’acqua accanto al ghiaccio è più calda“.
La modalità anulare meridionale
Un buco dell’ozono più grande può portare anche ad una fase positiva di un driver climatico chiamato “modalità anulare meridionale” (SAM). Jucher ha affermato anche: “Un Sam positivo sposterebbe i venti ulteriormente verso i poli, e se i venti più forti si avvicinano al polo possono spingere via più ghiaccio“, ha detto ancora Jucker. Secondo Eun-Pa Lim, ricercatore senior del BoM, “c’è grande incertezza in quale direzione oscillerà in questa fase il Sam in primavera e in estate“, perché un El Niño potrebbe spingere il Sam verso una fase negativa.
Eun-Pa Lim ha aggiunto: “È incerto anche in che modo l’attuale primo sviluppo del buco dell’ozono antartico avrà un impatto sul ghiaccio marino antartico attraverso un cambiamento nel Sam“. Altri impatti dell’eruzione del vulcano di Tonga – come le temperature superficiali più alte del solito su vaste regioni del mondo – dovrebbero proseguire fino alla fine del decennio, e secondo Jucker l’eruzione aggraverebbe temporaneamente gli impatti delle emissioni di gas serra sul riscaldamento globale: “almeno quell’effetto scomparirà. Non è come il cambiamento climatico che rimarrà per secoli, è un fattore in più.“