Sono oltre 123mila i chili di pesce importati dal Giappone in un anno, meno dello 0,02% sul totale dei prodotti ittici che arrivano in Italia da tutto il mondo. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat nel 2022 in riferimento alla decisione del Governo di Tokyo di autorizzare lo scarico in mare dell’acqua radioattiva contenuta nella cisterne dello stabilimento nucleare di Fukushima devastato dal disastro del marzo 2011, una decisione che ha provocato già le proteste della Cina e il blocco da parte di Hong Kong delle importazioni di prodotti alimentari giapponesi.
Lo sversamento di acqua radioattiva nel mare del Giappone – sottolinea la Coldiretti – è preoccupante dal punto di vista ambientale per flora e fauna ittica. In Italia è scattato ben più di un allarme alimentare alla settimana sul pesce straniero per un totale di ben 63 notifiche che rappresentano ben l’86% di tutte quelle relative ai prodotti ittici consumati sul territorio nazionale durante l’anno, secondo una analisi della Coldiretti sulla base delle elaborazioni del Sistema di allerta rapido (Rassf) nel 2022.
L’importanza di tutelare la pesca nazionale contro l’invasione del prodotto estero
Intanto però le nuove norme Ue sulla pesca rischiano di far sparire dalle tavole un pesce italiano su tre, con il divieto della pesca strascico che va a colpire il settore più produttivo della Flotta Italia, aprendo la strada a una vera e propria invasione di prodotto dall’estero. E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute, afferma la Coldiretti nel sottolineare la necessità di tutelare la pesca nazionale in un Paese come l’Italia che ha 7500 km di coste che offrono un patrimonio alimentare unico per qualità e sicurezza.
Per controllare direttamente l’origine del pesce acquistato il consiglio della Coldiretti è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere la zona di pesca, e scegliere la “zona Fao 37” se si vuole acquistare prodotto pescato del Mediterraneo. Gli italiani – conclude Coldiretti – mangiano circa 28 chili di pesce pro capite all’anno, sopra la media europea che è di 25 chili.