I cambiamenti climatici sono un pericolo anche per gli aerei

I cambiamenti climatici faranno diventare sempre più frequenti le turbolenze in aria come quelle che hanno portato all'atterraggio di emergenza del volo Delta 175
MeteoWeb

L’atterraggio d’emergenza del volo Delta 175 da Milano Malpensa ad Atlanta che ha quota per una “severa turbolenza“, non sembra causato dalla presenza di due uragani in zona, come escluso dalla compagnia aerea e dalla Federal Aviation Administration (Faa), ovvero l’autorità responsabile della supervisione dell’aviazione civile USA. I media americani, citando la Faa ha dichiarato: “Nonostante la presenza dell‘uragano Idalia, atteso oggi in Florida, che genera forti venti lungo la costa statunitense del Golfo e l’arrivo di un’altra tempesta, l’uragano Franklin, che vortica nell’Atlantico, né Delta né l’ente regolatore dell’aviazione statunitense hanno attribuito le turbolenze di martedì a questi uragani“.

La Faa sta conducendo un’indagine sull’incidente dell’Airbus 350, aereo di ultima generazione che dopo essere decollato dall’aeroporto milanese è stato soggetto alla “turbolenza in aria libera” mentre era localizzato a circa 64 chilometri dallo scalo Hartsfield-Jackson di Atlanta. Questo genere di turbolenza è “difficile da prevedere“, e si può registrare anche quando mancano condizioni meteorologiche avverse, “specie ad altitudini superiori ai 15.000 piedi“, come hanno sottolineato i meteorologi americani.

Come sono legati queste turbolenze in aria libera ai cambiamenti climatici

Gli esperti ritengono che i vortici d’aria anomali, in grado di disturbare i voli, diventeranno sempre più frequenti come evidenziato in un recente studio dalla Geophysical Research Letters, secondo il quale la principale causa è il cambiamento climatico che aumenta le ore di “clear-air turbolence” (Cat, ovvero “turbolenze in aria libera”). Secondo le statistiche riportate dallo studio, difatti, la frequenza di queste turbolenze è più che raddoppiata dal 1979 ad oggi. I ricercatori riferiscono, inoltre: “Sul solo Atlantico del Nord, una delle rotte aeree più trafficate su scala globale, si è assistito a un rialzo del 55% delle ore di turbolenza nell’arco di poco più di 40 anni“.

L’emittente statunitense Cbs riferisce che che quanto è successo ai 151 passeggeri del volo Delta, oltre ai 14 membri del personale a bordo (di cui 11 sono ancora ricoverati per le ferite riportate) “è l’ultimo di una serie di incidenti avvenuti quest’anno e provocati da forti turbolenze in cui dei passeggeri sono stati feriti“. Tra i feriti (di cui non è stata ancora precisata la nazionalità) del volo Delta 175, secondo alcune testimonianze rese ad Atlanta, ci sono sia semplici passeggeri che personale di bordo.

Come si è creata la turbolenza

L’area di turbolenza tra Johns Creek e Athens, a nord di Atlanta, “si è creata velocemente“, come riferiscono i testimoni, facendo sbalzare con violenza contro il tetto del velivolo prima dell’atterraggio piedi. Secondo gli esperti di Meteomatics, azienda svizzera high tech che elabora modelli previsionali innovativi, i microfoni di Airlinesratings.com, “il fenomeno delle turbolenze “anomale” aumenterà i disagi per i passeggeri ma anche i danni subiti dai velivoli” e farà quindi “lievitare i costi stimati per le compagnie aeree fino a mezzo miliardo di dollari l’anno“.

Pertanto, Meteomatics sta lavorando allo sviluppo di una nuova tecnologia che utilizzerà i droni meteorologici che sono in grado di volare fino a 6 km di altezza per raccogliere dati dell’atmosfera e ottimizzare così la previsione di questi fenomeni.

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