Continua l’analisi della storia delle trombe d’aria più importanti avvenute nel nostro paese, ad opera del geologo Giampiero Petrucci. Oggi ci soffermiamo su Roma e Lazio nel vortice del maltempo estremo, con un focus speciale sul “vento assassino” del 1961 ma anche un elenco completo dei tornado capitolini più importanti degli ultimi 60 anni.
Tutto il mondo conosce la storia di Roma. Molti però ignorano quanto la capitale d’Italia possa essere soggetta a disastri naturali come alluvioni o terremoti. Ancora più difficile trovare persone che conoscano le vicissitudini di Roma sotto l’aspetto dei fenomeni atmosferici estremi che più volte nel corso dei millenni l’hanno colpita. Il suo circondario non è da meno: il litorale ostiense, l’Agro Pontino, i Castelli hanno subìto in molteplici occasioni la forza del vento devastatore. D’altra parte fin dai tempi degli antichi romani, ancor prima dell’avvento di Cristo, i templi dell’Urbe vengono lesionati, talora anche gravemente, da violenti turbini e se le cronache di quel tempo giunte fino a noi tralasciano di fornire notizie sul resto del territorio laziale, è solo perchè l’urbanizzazione era molto meno cospicua di quella odierna, con tutto quello che ne consegue.
Grazie all’archivio del Collegio Romano, un osservatorio astronomico e meteorologico situato nei dintorni di Piazza Venezia ed ancora oggi attivo, posto in un’istituzione fondata dai Gesuiti, possiamo identificare due eventi importanti accaduti nella capitale al tempo del Papa Re: il 4 dicembre 1645 un turbine provocò grande devastazione e diversi morti mentre invece vi fu solo una vittima il 12 giugno 1749. Di questo secondo evento si hanno notizie particolareggiate sui danni grazie al padre gesuita Ruggero Boscovich che redasse una sorta di report sugli effetti del disastro, recandosi appositamente a visitare i luoghi colpiti. Il turbine nasce intorno alle 6.30 di mattina in mare, nei pressi di Ostia e giunge a Roma tra le porte di S. Sebastiano e S. Paolo. Percorre tutta la città quasi in linea retta, in direzione sud-ovest/nord-est, per uscire tra Porta Pia e Porta S. Lorenzo. I danni sono notevoli e ricordano disastri similari: tetti scoperchiati, alberi sradicati, muri crollati, edifici semidistrutti anche all’interno, con pavimenti e solai strappati dalle loro sedi. Numerose le bestie, in particolare i cavalli, sollevate di peso ed uccise dopo essere state sbattute contro qualche ostacolo. Le zone più colpite sono il Celio e l’Esquilino mentre una volta uscito dalla città, il vortice raggiunge l’Aniene dove si dissipa. Pare un miracolo che vi sia stata solo una vittima. Nel suo intero percorso, di circa 25 km, la tromba d’aria è preceduta ed accompagnata da un forte temporale con nubifragi che allagano l’intera città.
Qualcosa di simile accade il 31 ottobre 1961 anche se il centro di Roma viene stavolta risparmiato dalla furia del vento. La tromba d’aria si forma sulla costa, in mare davanti a Fiumicino, intorno alle ore 4 della mattina. Si dirige a sud dove devasta il Lido di Ostia, con numerose attrezzature lesionate; poi improvvisamente, nei pressi di Torvajanica, vira verso l’interno, ad est. Devasta l’aeroporto militare di Pratica di Mare, danneggiando hangar ed aerei. Prosegue verso Pomezia, scoperchiando molte case dell’agro romano e danneggiando seriamente diverse fabbriche. Quindi sale fino ai Colli Albani ed i Castelli, generando ognidove caos e distruzione. Particolarmente colpite Albano e Castelgandolfo dove subisce gravi danni la residenza estiva papale: viene travolto anche “l’albero di Pio XII” cui il pontefice Pacelli era particolarmente devoto, avendo concesso udienze proprio al di sotto delle sue fronde. Distrutto anche il centro CONI di canottaggio sulle rive del lago. I danni principali, e le vittime, si registrano comunque nelle campagne ed in particolare lungo la strada che da Pomezia conduce a Castelgandolfo: centinaia di ulivi abbattuti, migliaia di alberi di ogni genere sradicati, pali della luce e linee telefoniche divelti, tralicci della rete elettrica travolti, comunicazioni interrotte per ore ed ore. Numerose le auto danneggiate, spesso a causa della caduta di alberi. Nella periferia di Castelgandolfo, in zona Mole, viene travolto un casolare: sotto le macerie rimangono uccisi una madre ed il figlio di 11 anni. Stessa sorte nei dintorni di Pomezia per il guardiano di un cantiere edile che dormiva in una baracca di cui non rimane praticamente niente. Particolarmente grave la situazione sulla Pontina, con decine di edifici lesionati gravemente ed una fabbrica di cartoni, fortunamente a quell’ora deserta, semidistrutta. Il turbine si esaurisce spontaneamente verso le 5 di mattina, sui Castelli, manifestando un comportamento anomalo: originatosi in mare, devasta la pianura ma giunge fino in collina, superando dunque le barriere morfologiche. Una ventina i paesi devastati: oltre a quelli citati, subiscono danni pure Grottaferrata, Frascati, Montecompatri, Monteporzio, Rocca Priora ed altri. Di nuovo pesante il bilancio del disastro: 3 morti, un centinaio di feriti, 500 senzatetto, almeno un miliardo di lire di danni. Classificato F3, il turbine ha percorso circa 50 km in un’ora, rimanendo a tutt’oggi il fenomeno più potente che abbia colpito i dintorni della capitale, stavolta solo sfiorata dalla tragedia.
Tuttavia negli ultimi 60 anni non sono mancate altre trombe d’aria che, pur non importanti come quella del 1961, hanno comunque arrecato danni significativi a Roma e nel Lazio. Questa tabella riassume gli eventi principali:
Dunque anche la capitale è soggetta, e non poco ai fenomeni atmosferici. Chi oggi parla di “sorpresa” o di “eccezionalità” forse non conosce la storia del nostro paese, soprattutto quella meteorologica ed ambientale.