Negli ultimi giorni sono stati numerosi i disastri causati da temporali, grandine e soprattutto forte vento. Non sono mancati i tornado in varie località d’Italia. E allora grazie al contributo particolarmente esperto e competente del geologo Giampiero Petrucci, collaboratore di lunga data di MeteoWeb, ricordiamo con una serie di articoli come questi eventi si siano sempre sviluppati in Italia e non rappresentino dunque una grande novità. Il passato, come sempre, può insegnare a vivere meglio il presente e preservare il futuro. In un vero e proprio speciale sugli eventi meteo estremi del nostro Paese, racconteremo alcuni dei fenomeni più catastrofici del passato.
Il fenomeno atmosferico noto come “tromba d’aria” è un violento vortice d’aria, a forma di imbuto, che in genere si forma alla base di un cumulonembo e si allunga fino alla superficie terrestre. Per la sua formazione sono necessarie elevata umidità ed instabilità dell’aria: per questo è spesso associato a forti temporali. Generalmente si origina in corrispondenza della terraferma, ma se si sviluppa in mare prende il nome di “tromba marina”. In entrambi i casi il forte vento che accompagna questi fenomeni, con punte di velocità fino a 500km/h, e che (a causa della forza di Coriolis) ruota in senso antiorario nell’emisfero boreale ed orario in quello australe, solleva e devasta tutto quanto trova sul suo cammino. Detti anche vortici o turbini, le trombe d’aria possono avere altezze fino a 1000 metri e diametri intorno ai 500 metri, possono percorrere decine di km e si dissipano spontaneamente. Sono caratterizzate dal colore grigio scuro, tendente in certi casi al nero. Vengono classificate sulla base della loro distruttività e, di conseguenza, in funzione della velocità del vento, passando dall’indice F0 a F5 (il valore più elevato, con velocità > 322 km/h) sulla Scala Fujita. Tipiche degli Stati Uniti centrali, in particolare dell’Oklahoma, si sviluppano anche in Italia con una certa frequenza e distruttività. Nel nostro paese le aree più a rischio sono la Pianura Padana, il litorale tirrenico e laziale in particolare (Roma compresa), la Puglia e la Sicilia.
Le testimonianze più antiche dei tornado in Italia risalgono ad oltre 2.000 anni fa
Si hanno testimonianze di trombe d’aria già presso gli antichi romani, prima di Cristo: ne parlano nei loro scritti Tito Livio ed Ossequente, con danni anche ingenti ai vari templi di Roma. Nel Medioevo si hanno notizie di violenti turbini a Venezia, con case scoperchiate, imbarcazioni affondate e centinaia di morti. Niccolò Machiavelli descrive una tromba d’aria che il 24 agosto 1456, originatasi in mare al largo di Pisa, passa sulla terraferma, portando distruzione nella Val d’Elsa ed a San Casciano Val di Pesa in particolare, abbattendo numerosi alberi, danneggiando diverse chiese e provocando alcuni morti. Venezia e Roma sono nuovamente colpite tra ‘500 e ‘700, anche se i dettagli degli eventi sono talora poco attendibili.
I tornado dell’Ottocento
Nell’Ottocento le notizie diventano più certe e particolareggiate. Il 10 settembre 1832 una tromba d’aria si sviluppa nella parte più meridionale della Puglia, iniziando a colpire la cittadina di Diso dove viene distrutta la chiesa di San Sisinno (una vittima sepolta dalle macerie), per poi dirigersi verso nord-est, lambendo Cocumola (dove verrà istituito il culto della Madonna dell’Uragano per essere scampati al pericolo) e finendo la sua corsa su Otranto, arrecando numerosi danni e causando diverse vittime. 35 i morti totali. Il 7 ottobre 1884 un “ciclone”, come viene chiamato sui giornali dell’epoca, formatosi nella piana di Catania, in prossimità dell’attuale zona industriale, dirigendosi a nord, provoca distruzione nel capoluogo etneo (in particolare nei quartieri Cibali, Borgo, Ongina) e da Motta S. Anastasia fino al mare, percorrendo circa 25 km. Una trentina i morti. Due anni dopo situazione similare nella parte sud-occidentale del Lago di Garda. Il 14 maggio 1886, intorno a mezzogiorno, una tromba d’aria originatasi nei pressi di Lonato percorre circa 10 km verso nord, scatenando la sua furia su Lonato, Padenghe e Moniga prima di estinguersi sul lago. 5 i morti. Ancora più grave quanto accade il 21 settembre 1897 nel Salento ionico. Nel primo pomeriggio un vortice, formatosi in mare, tocca la terraferma a Torre dell’Ovo e, dirigendosi verso nord-est, in rapida successione colpisce le cittadine di Torricella, Sava, Oria e Latiano, percorrendo 36 km prima di scomparire. Il conto del disastro è ingente: ben 67 morti, 250 feriti e centinaia di costruzioni lesionate. I danni maggiori si sviluppano ad Oria dove si registrano 42 vittime e risultano semidistrutti il duomo, il seminario, il castello e numerose chiese. Il 30% delle abitazioni del paese rimane lesionato. Questo evento viene considerato di classe F4, dunque molto forte.
Il disastro del 23 luglio 1910 in Lombardia
Altrettanto potente è il vortice che nel pomeriggio del 23 luglio 1910 colpisce la Lombardia centro-settentrionale, in particolare l’area a nord-ovest di Milano. Lo stesso capoluogo subisce effetti importanti: tetti scoperchiati, linea del tram interrotta, pali del telegrafo divelti, alberi abbattuti, comunicazioni difficili (un po’ quello che è successo nei giorni scorsi). Anche per quest’ultimo fattore non si percepisce subito la gravità dell’evento che devasta l’industriosa provincia brianzola, il Varesotto ed il novarese. Ad essere colpite risultano soprattutto le numerose fabbriche della zona dove migliaia di operai sono al lavoro e rimangono sepolti dalle macerie provocate dalla forza del vento. Cadono difatti molti comignoli, camini e ciminiere che crollano sui tetti dei fabbricati, travolgendoli e schiacciando coloro che si trovavano al di sotto. Particolarmente grave quanto accade nella fornace di Solaro dove si contano 17 morti tra cui pure alcuni bambini che avevano cercato riparo nell’edificio. Risultano vittime anche negli stabilimenti Tornaini, Ferrovie Nord (1 morto), Lazzaroni (produzione dei famosi amaretti), Visconti di Modrone a S. Vittore Olona, cotonificio Cantoni a Legnano, filanda Foulet Freres a Galbiate, filanda Isacco a Maglio, Crespi a Vanzaghello (8 morti). Crollano pure le ciminiere del cotonificio Ottolini a Busto Arsizio, famose per essere le più alte della regione. A Saronno si verificano danni ingenti al gasometro, all’ospedale, al cimitero ma soprattutto alla fabbrica “Costruzioni Meccaniche”, tra le più grandi della zona, ed al santuario della Madonna dei Miracoli dove accade un fatto dai più giudicato straordinario: la statua della Madonna, strappata dal suo piedistallo e sollevata dal vento, si va a conficcare nel tetto, con la sola testa che spunta dalle tegole. Tale evento viene considerato dai fedeli come presagio dell’intervento mariano che avrebbe posto fine al disastro.
In effetti il turbine si interrompe spontaneamente dopo aver percorso una sessantina di km, ma il conteggio dei danni continua. Tra Saronno e Lomazzo, da Carugo a Giussano si rilevano centinaia di case scoperchiate. Nella campagna si vedono migliaia di alberi sradicati e pali della luce o del telegrafo distrutti. Al manicomio di Mombello si contano 10 morti, sorpresi all’esterno dalla furia del vortice. 10 vittime anche a Busto Arsizio, 2 nella parrocchia di Legnanello. Numerosi i paesi interessati dal fenomeno, con danni più o meno gravi: Castano Primo, Magnago, Meda, Seregno, Turbigo, Galbiate, Calolzio, Canegrate, Cermenate, Locate. Si segnalano danni anche in Piemonte, tra Cameri e Novara e perfino a Torino. Alla fine si conta una sessantina di vittime. Risulta questa la tromba d’aria con il tributo di vite umane più alto di tutto il Novecento. Un evento spesso dimenticato ma che invece dovrebbe far riflettere sulla potenza devastante della natura contro la quale l’uomo è spesso inerme.
Gli eventi di 2001 e 2023 sempre in Lombardia
Difatti, non a caso, la stessa Lombardia è interessata da un fenomeno analogo il 7 luglio 2001. L’area colpita è leggermente più ad est di quella del 1910, ma i danni sono comunque ingenti. Il vortice, classificato di intensità F3, si forma nei pressi di Concorezzo e percorre 7-8 km, investendo anche Arcore, Oreno ed Usmate Velate dove scoperchia il tetto della fabbrica Unimec prima di dissiparsi nell’area del parco di golf. Per fortuna è sabato e molti operai non lavorano, ma si rischia la catastrofe. Diverse auto vengono sollevate di netto e trascinate fuori strada, numerosi tetti risultano scoperchiati. Un centinaio di feriti e circa 150 sfollati per un fenomeno che conferma la Lombardia tra le zone più a rischio per questo tipo di eventi estremi. Dopo cento anni, non ci sono stati morti ad evidenziare quanto oggi è più basso il rischio di pesanti conseguenze dai fenomeni meteo estremi (a differenza di come viene raccontato il contrario).
Altro evento tragico legato al vento si registra nel 2023, ancora in Lombardia, in un mese di maggio insolitamente caratterizzato da eventi atmosferici estremi. Il giorno 28 sul Lago Maggiore, nei pressi di Sesto Calende, in località Lisanza, una barca a vela, una cosidetta houseboat che trasporta in gita i turisti, si rovescia causa un improvviso temporale ed un vortice di vento che agita notevolmente le acque. Il termina tecnico atto ad indicare questo fenomeno è downburst, una sorta di esplosione nei bassi strati dell’atmosfera, un vortice con asse orizzontale che precipita verso il basso da un cumulonembo, spesso associato a forti temporali (come in questo caso), simile ad una tromba d’aria che però è molto più localizzata. Inoltre, differenza sostanziale, nel downburst il vento, che in pratica precipita dall’alto, si muove con moto lineare mentre nella tromba d’aria ruota. Le 24 persone a bordo della barca, alcune delle quali stanno festeggiando un compleanno, cadono in acqua: molte riescono a raggiungere la riva a nuoto o sono soccorse da altri natanti vicini. Ma per quattro di loro non c’è niente da fare: i cadaveri sono recuperati solo dopo alcune ore dai sommozzatori. Il vento-killer ha colpito nuovamente, e non sarà l’ultima volta.