Le nuvole di Nettuno sono sparite, il motivo è sorprendente

Dopo aver analizzato 30 anni di dati, gli scienziati hanno fatto una scoperta sorprendente sul gigante ghiacciato
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Gli astronomi hanno annunciato un aggiornamento piuttosto inaspettato su uno dei giganti ghiacciati del nostro Sistema Solare: sembra che le nuvole di Nettuno siano quasi scomparse. In sostanza, dopo aver esaminato le immagini del pianeta scattate tra il 1994 e il 2022, gli studiosi hanno notato uno strano pattern a partire dal 2019. Intorno alle medie latitudini del pianeta, la copertura nuvolosa ha iniziato pian piano a sparire. Alla fine, le nuvole sono completamente svanite. “Sono rimasto sorpreso dalla velocità con cui le nuvole sono scomparse su Nettuno,ha affermato Imke de Pater, professore emerito di astronomia all’Università della California, a Berkeley, e autore senior di uno studio in merito. “In sostanza, nel giro di pochi mesi abbiamo assistito a un calo dell’attività nuvolosa“.

Incuriositi da questa scoperta, de Pater e altri ricercatori hanno deciso di indagare più a fondo. Così, hanno trovato una spiegazione piuttosto affascinante. È probabile, ha suggerito il team, che le nuvole di Nettuno siano indissolubilmente legate al modo in cui il Sole si comporta durante il suo ciclo di attività di 11 anni.

La “colpa” è del Sole

Con “ciclo solare“, in sostanza, ci si riferisce al modo in cui i campi magnetici della nostra stella cambiano nel corso del tempo, in particolare nell’arco di 11 anni. Il Sole è un gigantesco “oceano” a forma di globo fatto di particelle cariche, conosciute collettivamente come plasma, il che significa che la sua struttura può generalmente fluire e modellarsi nel tempo. In concomitanza con tale movimento, i campi magnetici del Sole, direttamente associati a tutte quelle particelle cariche, si aggrovigliano. Man mano che questi campi si aggrovigliano, esercitano sempre più “tensione” sulla nostra stella ospite, per così dire, finché la palla luminosa non ce la fa più. Quindi, ogni 11 anni, in una specie di reset, i campi magnetici del Sole si invertono: il Polo Nord diventa il Polo Sud e viceversa. Poi tutto si ripete.

Durante quegli 11 anni, tuttavia, accadono anche altre cose a causa delle alterazioni del campo magnetico. Ad esempio, i nodi del campo magnetico possono portare a un aumento del numero e dell’intensità dei brillamenti solari, che sono espulsioni di radiazioni incredibilmente potenti nello Spazio. Questi flare a volte possono essere così forti da interferire persino con i satelliti in orbita terrestre. Inoltre, sono spesso associati a gigantesche eruzioni di plasma solare note come espulsioni di massa coronale (CME), che possono inondare il nostro pianeta di particelle cariche che creano interruzioni temporanee nei sistemi di comunicazione.

La cosa più importante per l’analisi di Nettuno da parte del team è che un fenomeno noto che si verifica durante il ciclo solare è quello per cui il Sole emette una serie di radiazioni ultraviolette durante la transizione dei suoi campi magnetici. Considerando quanto è massiccio il Sole, quella radiazione “inonda” anche il resto del Sistema Solare, hanno spiegato i ricercatori. Naturalmente, è facile credere che l’intera situazione possa influenzare un pianeta o due, incluso Nettuno, anche se il pianeta si trova a circa 4,5 miliardi di km dalla nostra stella.

Dove sono finite le nuvole di Nettuno

Per scoprire dove sono andate a finire le nuvole di Nettuno, il team ha analizzato 30 anni di straordinarie immagini del pianeta scattate da potenti osservatori, tra cui il telescopio spaziale Hubble della NASA e l’Osservatorio WM Keck situato alle Hawaii. Quello che hanno scoperto è che sembrava esserci una netta correlazione tra il numero di nuvole su Nettuno e il punto in cui si trovava il ciclo solare. Nello specifico, circa 2 anni dopo il picco del ciclo, ovvero l’evento principale dell’inversione del campo magnetico, Nettuno mostrava una solida copertura nuvolosa. E’ stato solo dopo quel picco che le nuvole sono svanite sopra l’atmosfera di idrogeno, elio e metano del pianeta (è proprio il contenuto di metano che fa sembrare Nettuno così blu).

Ciò implica che la radiazione UV del Sole – più forte al picco solare – potrebbe favorire una reazione fotochimica, innescata dall’assorbimento di energia sotto forma di luce, per produrre la calotta nuvolosa di Nettuno. Forse quella reazione richiede qualcosa come 2 anni per avere effetto? Ciò spiegherebbe perché, 2 anni dopo il picco solare, il team ha poi osservato nubi nettuniane in abbondanza. “Questi dati straordinari ci danno la prova più concreta che la copertura nuvolosa di Nettuno è correlata al ciclo del Sole,” ha affermato de Pater.

Inoltre, il team ha osservato che più nuvole c’erano su questo mondo blu ghiacciato, più sembrava luminoso, perché c’era più luce solare che si rifletteva su quelle nuvole. “Sono state esplorate le potenziali correlazioni delle variazioni della luminosità di Nettuno con il cambio delle stagioni e il ciclo di attività solare, ma finora non è stata identificata una singola causa,” hanno scritto gli autori dello studio nel paper. “Mentre gli effetti stagionali sono molto probabilmente importanti per i lenti cambiamenti graduali, le variazioni secolari di luminosità devono avere un’origine diversa“.

In dettaglio, questi risultati sono tutti la conseguenza dell’osservazione di 2,5 cicli di attività nuvolosa registrati nel periodo di 3 decadi di osservazioni di Nettuno che il team ha presentato. Durante questo periodo, in termini di luminosità, i ricercatori hanno affermato che la “riflettività” del pianeta è aumentata nel 2002, si è attenuata nel 2007, è tornata luminosa nel 2015, quindi si è oscurata nel 2020, quando le nuvole sembravano essere completamente scomparse.

Anche adesso, 4 anni dopo, le immagini più recenti che abbiamo scattato lo scorso giugno mostrano ancora che le nuvole non sono tornate ai loro livelli precedenti,” ha spiegato Erandi Chavez, studente laureato presso il Center for Astrophysics, Harvard-Smithsonian e autore dello studio. “Ciò è estremamente emozionante e inaspettato, soprattutto perché il precedente periodo di bassa attività nuvolosa di Nettuno non è stato altrettanto drammatico e prolungato“.

In realtà è abbastanza sorprendente che tutti questi cambiamenti siano chiaramente visibili nelle immagini fornite dal team, sottolineando ulteriormente l’importanza di mantenere osservatori come Keck e Hubble. “È affascinante poter utilizzare i telescopi sulla Terra per studiare il clima di un mondo a più di 2,5 miliardi di miglia da noi“, ha dichiarato Carlos Alvarez, astronomo dell’Osservatorio Keck e coautore dello studio.

In futuro, Alvarez e colleghi continueranno a osservare l’attività delle nuvole di Nettuno per vedere quando queste caratteristiche torneranno. In effetti, negli ultimi 2 anni, poiché i raggi UV solari sono leggermente aumentati, hanno già assistito a una rinascita delle nuvole. “Abbiamo visto più nuvole nelle immagini Keck più recenti che sono state scattate nello stesso periodo in cui il telescopio spaziale James Webb della NASA ha osservato il pianeta,” ha affermato de Pater. “Queste nuvole sono state osservate in particolare alle latitudini settentrionali e ad alta quota, come previsto dall’aumento osservato del flusso UV solare negli ultimi due anni circa“. I risultati sono stati pubblicati su Icarus.

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