Siccità in Turchia: lenta morte del lago di Van, il più grande del Paese

Il lago di Van che una volta era il più grande del Paese sta lentamente morendo a causa della siccità che sta mettendo a rischio l'agricoltura e gli allevamenti
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Nei pressi delle rive del lago di Van, nella Turchia orientale, Ibrahim Koç ricorda che quando era giovane l’area dove pascola il suo bestiame era un tempo verde, adesso è diventata secca. Infatti, sono cresciuti degli arbusti, dove una volta c’erano le rive del lago più grande del Paese, che la gente del posto chiama ancora “il mare di Van“, proprio in riferimento alla sua antica grandezza. A causa della siccità e del riscaldamento globale, le acque del lago si sono ritirate nel corso degli anni.

Il signor Koç, 65 anni ha raccontato che “Gli animali hanno sete” perché “non c’è più acqua“, spiegando la scomparsa delle riserve idriche in molte zone del Paese. L’ondata di caldo che ha colpito quasi l’intera Turchia quest’estate ha aggravato la situazione. Il ritiro delle acque ha cancellato strisce di terra, creando una polvere salina che inquina l’aria e che purtroppo aumenterà con gli anni.

Il lago di Van simbolo della siccità in Turchia

Van è un lago endoreico, termine che indica la sua caratteristica di trattenere l’acqua in un bacino chiuso, con conseguente concentrazione di sali e altri minerali nell’acqua. Faruk Alaeddinoglu, professore di geografia all’Università Yuzuncu Yil di Van ha spiegato: “Il peggio deve ancora venire. Il livello del lago continuerà a scendere“. Con una superficie di 3.700 km², il lago si è ridotto di quasi l’1,5% negli ultimi anni, secondo uno studio condotto dal ricercatore nel 2022. Secondo Alaeddinoglu, il lago si è ridotto di dimensioni in passato a causa delle fratture della placca tettonica che rendono la Turchia una delle aree più attive al mondo dal punto di vista sismico.

L’attuale declino va spiegato, quindi, con l’aumento delle temperature, che sta portando a “meno precipitazioni e a un’eccessiva evaporazione“. L’acqua che evapora dal lago è quasi il triplo di quella che scende sotto forma di pioggia, sottolinea. Nel distretto di Celebibagi, sulla sponda nord del lago, l’acqua si è ritirata per quasi 4 km. Le rive asciutte sono ora coperte da ossa di uccelli, cespugli spinosi e terreni in cui affiorano sodio e altri minerali. L’attivista ambientale locale Ali Kalcik ha spiegato: “Stiamo camminando su un’area che un tempo era coperta dalle acque del lago. Oggi è una terra desolata e senza vita“.

La minaccia all’agricoltura

I fenicotteri che danzano sopra le montagne segnano il punto in cui il lago finalmente inizia. Nel 2019, la costruzione di un palazzo per il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ahlat, sulla sponda settentrionale del lago, è stata fortemente criticata dagli attivisti ambientalisti che ritenevano che mettesse in pericolo un ecosistema già fragile. Mentre si costruiscono case di lusso affamate d’acqua, le autorità hanno recentemente esortato gli agricoltori a optare per colture che richiedono poca acqua.

Kinyas Gezer, un agricoltore di 56 anni, non potrà più coltivare la barbabietola, che richiede molta acqua e spiega, indicando le albicocche appassite sugli alberi: “Tutti i miei sforzi sono stati rovinati. Se continua così, dovremo abbandonare l’agricoltura“. Il lago di Van soffre anche dell’inquinamento causato dall’uomo, che il prosciugamento sta rendendo “più visibile”, secondo Orhan Deniz, professore di geografia all’Università di Yuzuncu Yil, riferendosi a “grandi macchie di fango maleodorante”.

Deniz ha aggiunto: “Negli anni ’90 andavamo a nuotare durante la pausa pranzo. Ora non possiamo più”. Il lago è ancora popolare tra i turisti e alcuni locali fanno ancora il bagno. Il governatore di Van, Ozan Balci, afferma che sono stati spesi “80 milioni di lire turche (quasi 3 milioni di dollari) per ripulire il lago”.  Balci ha aggiunto: “Stiamo facendo del nostro meglio per proteggere il lago perché fa parte del nostro patrimonio culturale“.

Nel villaggio costiero di Adir, i residenti nuotano e fanno picnic sotto gli alberi. Ma non lontano, i cadaveri dei gabbiani tradiscono il disastro ecologico. Secondo gli esperti, le triglie perlifere – pesci endemici che costituiscono la base della dieta dei gabbiani – sono migrate all’inizio dell’anno a causa della Siccità e i gabbiani sono morti di fame. Necmettin Nebioglu, un abitante del villaggio di 64 anni ha spiegato: “gli uccelli ancora vivi sono in pericolo. Se non c’è cibo, moriranno anche loro. In passato, i gabbiani ci seguivano mentre nuotavamo nel lago. Ora è un massacro“.

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