Essere perfezionisti nel lavoro potrebbe essere uno dei sintomi della “sisifemia”, un nuovo termine che trae deriva dalle famose “fatiche di Sisifo”, costretto a rotolare in eterno un macigno che, una volta raggiunta la vetta della collina, rotola sempre più in basso. La “sisifemia” è una sindrome pericolosa perché “può avere conseguenze gravi per la salute mentale e fisica”, come ha riferito al Paìs José Manuel Vicente, direttore della Cattedra di Medicina Valutativa dell’Ucam, l’Università Cattolica Sant’Antonio di Murcia, in Spagna.
Questo disturbo consiste in un esaurimento fisico e mentale di un dipendente “costretto a rispondere ad obiettivi irraggiungibili, sia perché fissati dalla direzione dell’azienda, sia perché lui stesso se li impone”, ciò provoca in chi ne soffre un carico di lavoro eccessivo da svolgere. Si tratta di un vero e proprio cortocircuito psicofisico.
La sisifemia
Il medico spagnolo ha spiegato che chi ne soffre “non riesce mai a portare a termine l’impegno nonostante faccia del suo meglio”, una sindrome di cui sempre più persone sarebbero affette. L’effetto è che i lavoratori che ne soffrono risultano “emotivamente devastate”, scoraggiate e in preda all’ansia. L’elemento paradossale è che chi soffre di sisifemia “non può allontanarsi dal lavoro mai, neppure nei giorni liberi” e continua a rimuginare sui suoi compiti anche quando va a letto. La conseguenza è che “non si dorme bene, si riduce il tempo libero e la cerchia sociale solo all’ambiente di lavoro”.
Per controllare questo circolo vizioso, si diventa dipendenti dalla caffeina e dagli ansiolitici. La sisifemia genera anche “un cattivo rapporto con l’ambiente di lavoro” che inducono ansia, angoscia e sintomi depressivi con conseguenze anche fisiche come “patologie cardiache tipo infarti, disturbi del ritmo cardiaco, sbalzi di tensione che possono essere permanenti, con quadri ipertensivi sostenuti” che possono provocare anche “un rischio maggiore di ictus”, come sostiene il medico.
Si estendono all’infinito gli orari di lavoro
Sostanzialmente, è in gioco “un corretto rapporto tra corpo e cervello” magari per via “della valutazione esterna, ma anche a causa di un mercato molto competitivo” che si sviluppa “con il lavoro in telelavoro durante la pandemia”, che ha l’effetto collaterale di portare il lavoro a casa estendo all’infinito i limiti d’orario. Il datore del lavoro dell’azienda stessa “sa che dedichiamo più ore della nostra normale giornata lavorativa, ma che non vengono registrate come ore di lavoro straordinarie”, come spiega Vicente.
Lo scorso novembre l’Ispettorato del Lavoro spagnolo ha condotto un’indagine sulle principali società di consulenza, tra cui Deloitte, PwC, Ey e Kpmg, ed è risultato che “queste aziende avrebbero dovuto pagare almeno 700 mila euro a titolo di liquidazione volontaria degli straordinari”, sottolinea il Paìs. La raccomandazione è curare la propria salute mentale sul luogo di lavoro.