I tornado della storia d’Italia: l’estate delle trombe del 1930, l’F5 del Montello e il disastro di Napoli

Continua il viaggio di MeteoWeb alla scoperta dei fenomeni meteo estremi della storia d'Italia: i tornado catastrofici degli anni '30
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Continua l’analisi della storia delle trombe d’aria più importanti avvenute in Italia, ad opera del geologo Giampiero Petrucci. Dopo il primo approfondimento, oggi approfondiamo gli eventi più pesanti che hanno colpito il Veneto e Napoli con un particolare riferimento alla famosa “estate delle trombe” del 1930.

Il Veneto è sede privilegiata di trombe d’aria. A parte Venezia, che (come vedremo più avanti) merita un discorso a sé, anche la terraferma è soggetta a fenomeni estremi. Le cronache riportano “cicloni” per tutta la seconda metà dell’Ottocento: nel 1867 viene colpita Vetrego, tra Dolo e Mirano, con il vortice che si esaurisce nella Laguna, dalle parti di Burano, dopo un tragitto quasi in linea retta verso est e lasciando sul terreno una ventina di morti. Nel 1892 è Polesella ad essere devastata, cinque anni dopo tocca ad Oderzo: in entrambi i casi si notano devastazione generale, case scoperchiate, alberi abbattuti e vittime.

Ma quanto accade il 24 luglio del 1930, intorno alle 13.30, supera ogni disastro precedente e si presenta addirittura come la più grande catastrofe a seguito di un vortice atmosferico mai accaduta nel nostro paese, soprattutto per estensione geografica ed intensità se non per il numero delle vittime. La ricostruzione dettagliata di questo evento, troppo spesso dimenticato, si deve a Marino Parolin e Carlo Bazan, autori del docufilm “La tromba del Montello”, arricchito dalle testimonianze di chi allora era bambino. I testimoni sono tutti concordi: il cielo sempre più nero, il vortice sempre più vicino, il terrore che quasi immobilizza, la paura che rimarrà negli animi per sempre all’avvicinarsi di qualche nuvola più scura delle altre.

Il vortice si origina a nord di Bassano, si sposta velocemente verso sud-est ed investe Castello di Godego, per poi cambiare direzione repentinamente, attraversare Riese, Altivole, Montebelluna e piombare con la massima forza sul Montello. Continua quindi la sua folle corsa verso nord-est, giungendo a Nervesa, Susegana, Conegliano e Sacile fino a dissiparsi in vista del torrente Cellina. Un percorso di ben 80 km, con un fronte largo fino a 900 metri e velocità del vento di almeno 400 km/h il che lo fa classificare in categoria F5, la maggiore, e dunque unico fenomeno mai accertato in Italia di questa violenza.

Un “mostro” atmosferico che percorre 80 km in un’ora e venti, divorando ogni cosa sul suo cammino, portando immane devastazione nelle città e nelle campagne, non lasciando scampo. Particolarmente colpita Volpago del Montello e la frazione di Selva dove la chiesa, al cui interno si trovano diverse opere d’arte di valore, viene letteralmente squarciata: si salvano soltanto l’altare maggiore ed una porzione dell’abside. Il campanile, pur rimanendo in piedi, subisce una torsione evidente anche nelle foto d’epoca, una lesione talmente forte da richiedere il suo abbattimento perché troppo instabile.

La popolazione è atterrita e lo sarà a lungo: un uomo viene trascinato via dal vento, sollevato di peso al di sopra del muro di cinta della sua abitazione, per poi riuscire ad aggrapparsi con tutte le sue forze ad un robusto albero di gelso, salvandosi. Centinaia le case scoperchiate, con le suppellettili volate via ognidove. Un quadretto con una fotografia sarà ritrovato addirittura in Friuli e riportato, dopo mesi, alla proprietaria. Innumerevoli gli alberi sradicati, i pali divelti, gli animali trascinati via. Pesante il bilancio delle vittime: 24 morti, un centinaio di feriti per un evento che ha segnato profondamente quei luoghi e quelle comunità e che deve assurgere a paradigma di come anche il nostro paese sia soggetto a fenomeni atmosferici estremi.

Tant’è vero che quella del 1930 passerà alla storia come “l’estate delle trombe”. Difatti appena 20 giorni dopo il disastro del Montello, in una Napoli ancora prostrata dal grande terremoto del Vulture, arriva altra devastazione. All’alba del 14 agosto un violentissimo temporale, con nubifragi che allagano le strade, si abbatte sulla città partenopea. La pioggia è accompagnata da un vento forte ed insistente che intorno alle 6.45, improvvisamente, si trasforma in un potente vortice, originatosi in mare e capace di arrecare gravi danni nella zona di Poggioreale, in particolare nell’area del nuovo mercato agricolo, in quel momento molto affollato di commercianti e compratori. Le logge del mercato sono divelte dalla violenza del turbine che provoca la caduta di un muro altro tre metri sotto il quale rimangono uccisi una contadina, venuta appositamente in città per vendere i suoi prodotti, ed il giovane figlio. Altre due vittime verranno poi ritrovate sotto le macerie del mercato, letteralmente distrutto, mentre i feriti, alcuni dei quali sofferenti per la calca causata dal fuggi-fuggi generale, saranno un centinaio. La tromba d’aria si sposterà poi verso Ponticelli, arrecando altri danni prima di esaurirsi alla fine di un percorso durato circa 5 km.

Negli ultimi 90 anni è comunque il Veneto a confermarsi tra le aree più soggette a turbini del nostro paese: in questo periodo si contano infatti una ventina di fenomeni nella regione tra i quali perfino due eventi “montani”, Enego nel 1983 e Farra d’Alpago nel 2007, veramente rari perchè in genere i vortici si formano e viaggiano soprattutto in pianura. In quello stesso 1983 si compie un’altra tragedia, per la precisione il 2 agosto, quando a Zenone degli Ezzelini due operai rimangono uccisi dal crollo del capannone in cui stavano lavorando, a causa di una tromba d’aria. Ritorna pure una “estate delle trombe”: nell’agosto del 2004 ben tre eventi si susseguono in rapida successione a Montecchio Precalcino, Bertesina e Caorle, fortunatamente con molti danni ma senza vittime. In Veneto si sviluppano pure diverse trombe marine come quella che il 3 giugno 2016 porta distruzione a camping e stabilimenti balneari di Chioggia. A Napoli invece si ricorda solo un evento importante: il 28 settembre 1978 un vortice provoca il crollo di alcuni muri, scoperchia case, solleva auto e percorre 4 km prima di esaurirsi: solo qualche ferito.

Questo elenco non è, e non vuole essere, certamente esaustivo ma basta a testimoniare quanto nel nostro paese le trombe d’aria non siano poi eventi così rari come molti ritengono. La natura, a volte, si prende la rivincita su un’umanità che spesso la trascura.

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