Alluvioni, ANBI: il 66% degli italiani teme di esserne colpito

"Non possiamo che ribadire la nostra preoccupazione per l’avvicinarsi dell’autunno"
MeteoWeb

La salvaguardia idrogeologica deve essere una priorità, cui destinare importanti risorse per il Paese: stavolta a richiederlo è il 66% degli italiani, preoccupato dal rischio alluvione, secondo un sondaggio EMG, che indica anche come tale percentuale raggiunga il 75% fra i residenti nel Sud Italia; non solo: l’82% degli intervistati crede che non si faccia abbastanza per contrastare il rischio idrogeologico ed il 56% indica nella mancata manutenzione del territorio, la causa principale dei disastri naturali”: ad evidenziarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), che ricorda come, dal 2017, i Consorzi di bonifica e di irrigazione abbiano redatto e messo a disposizione il Piano di Efficientamento della Rete Idraulica del Paese, che consta di 858 progetti per lo più definitivi ed esecutivi, capaci di attivare oltre 21.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento di circa 4 miliardi e 340 milioni di euro.

L’alluvione in Emilia Romagna è stato non solo un dramma per quelle comunità, ma uno choc per la percezione delle problematiche idrogeologiche lungo la Penisola; ciò nonostante, non possiamo che ribadire la nostra preoccupazione per l’avvicinarsi dell’autunno su territori dall’equilibrio idraulico complesso e fortemente indebolito dagli eventi dello scorso Maggio” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Le rilevazioni di Acqua Campus Canale Emiliano Romagnolo – ANBI (in convenzione con la Regione Emilia Romagna) evidenziano, grazie ad un sistema di sensori in oltre 130 punti di campionamento, una marcata differenza fra la parte occidentale del territorio dove complessivamente si riscontrano quote medie di falda inferiori a quelle storiche e le zone orientali (essenzialmente in Romagna), dove invece perdurano livelli medi più elevati.

Una stagione estiva, caratterizzata da elevate temperature, prolungata scarsità o addirittura assenza di precipitazioni significative (con rare eccezioni di fenomeni piovaschi, concentrati nel tempo e nello spazio), sono i fattori che stanno contribuendo, in maniera decisiva, al progressivo e graduale abbassamento del livello medio della falda freatica ipodermica (la porzione di acqua libera, contenuta nel suolo entro i 3 metri dal piano campagna) nei territori dell’Emilia.

Ecco, nel dettaglio, le variazioni dei livelli nelle quote estive di falda (l’assenza della provincia di Rimini è dovuta al danneggiamento delle stazioni di campionamento a seguito dell’alluvione e per il quale i tecnici di Consorzio C.E.R. ed ARPAE-Agenzia Prevenzione Ambiente Energia Emilia-Romagna sono al lavoro per il ripristino dei punti di rilevamento): Piacenza -8%; Parma +2%; Reggio Emilia -9%; Modena +5%; Bologna -7%; Ferrara +1%; Ravenna +8%; Forlì Cesena +11%.

In particolare – conclude Vincenzi – va segnalato il livello medio di falda, rilevato nel Reggiano che, in passato, segnava uno dei dati più elevati nel periodo estivo: quello odierno evidenzia che la ricarica avvenuta fra Aprile e gli inizi di Giugno, con quasi 250 millimetri di pioggia, è riuscita a controbilanciare solo parzialmente le importanti perdite avvenute nel siccitoso 2022. Per converso, una falda freatica largamente superiore ai livelli consueti in Romagna può accentuare le difficoltà di gestione idraulica in caso di copiosi eventi meteo”.

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