Campi Flegrei, INGV: “oltre 80 eventi nello sciame sismico in corso, legati al bradisismo”

Lo sciame sismico in corso ai Campi Flegrei è parte della crisi bradisismica iniziata nel 2005, Bianco (INGV): “nessun segnale di eruzione imminente”
MeteoWeb

Il terremoto di magnitudo 4.2 avvenuto nella notte nell’area dei Campi Flegrei è stato l’evento più forte all’interno dello sciame sismico iniziato il 26 settembre, che finora ha visto oltre 80 eventi registrati, di magnitudo inferiore a 3.2. “È uno sciame ancora in corso” ed è uno sciame diverso da quello dei giorni scorsi perché “diversamente dalle sequenze sismiche, gli sciami che avvengono nelle aree vulcaniche hanno al più la durata di pochi giorni”, ha detto all’ANSA Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). “Deformazione del suolo e sismicità vanno di pari passo” e anche i terremoti più recenti sono legati “al fenomeno del bradisismo, come tutti i terremoti dei Campi Flegrei“, nell’ambito di una “crisi cominciata nel 2005″, ha osservato l’esperta.

Da allora, nell’arco di 18 anni, “si è registrato un sollevamento del suolo che ha raggiunto il massimo di poco più di 113 centimetri nella zona Rione Terra. Da qui, in tutte le direzioni la deformazione decresce in modo significativo“. I terremoti sono legati al bradisismo perché “il movimento del suolo sottopone la crosta terrestre a un continuo stress: quando questo sforzo supera il punto di rottura della crosta, si genera un terremoto“, ha spiegato Bianco. “Finora – ha aggiunto – abbiamo imparato che quasi tutte le volte che c’è una variazione della deformazione, riscontriamo anche una variazione della sismicità”. A Rione Terra, ha aggiunto Bianco, “la velocità media di sollevamento mostra un trend in incremento che al momento non è possibile quantificare. Possiamo dire che all’aumento della velocità di sollevamento abbiamo osservato che in questo caso (ma anche altre volte nel passato) è aumentata la sismicità”.

Il terremoto di magnitudo 4.2 di questa notte “rientra negli eventi legati al fenomeno bradisismico. Quest’ultimo ha una relazione con la dinamica vulcanica, ma al momento non ci sono variazioni per supportare l’ipotesi che ci sia un’eruzione imminente, ha precisato ancora Bianco, sulla scia delle dichiarazioni fatte anche nei giorni scorsi. “Al momento lo scenario di riferimento non cambia“, ha aggiunto Bianco. Resterà invariato “finché non arriveranno altri dati che indicheranno la presenza di magma in superficie”, vale a dire a una profondità di due o tre chilometri. “Attualmente – aggiunge – misure indirette indicano che il magma si trova alla profondità di circa sei chilometri“. Altre misure su questo aspetto sono in corso, ma richiederanno mesi.

Doglioni (INGV): “possibili nuove scosse e crescita della magnitudo”

Previsioni certe non siamo in grado di farne. È in corso una sequenza sismica che non finisce oggi e quindi possiamo aspettarci ancora nuovi eventi e anche una crescita in termine di magnitudo. I terremoti stanno, infatti, aumentando sia in termini di energia che di numero. Solo nell’ultima settimana ne abbiamo avuti oltre 250, quindi stiamo parlando di un fenomeno molto attivo, legato al bradisismo del vulcano dei Campi Flegrei il cui magma ad alcuni chilometri di profondità genera una spinta verso l’alto e il conseguente sollevamento in superficie di circa un centimetro e mezzo al mese, determinando la sismicità”. Così Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha fatto il punto sulla situazione sismica dell’area dei Campi Flegrei.

La scossa, come sottolineato da Doglioni, è stato solo uno degli eventi sismici di una sequenza che si sta protraendo da diversi mesi e che, secondo uno studio pubblicato a giugno su “Communications Earth & Environment” a cura di ricercatori dell’University College London e dell’INGV, ha causato un progressivo indebolimento nella crosta della caldera dei Campi Flegrei. Dalla ricerca risulta che la crosta della caldera flegrea starebbe attraversando un progressivo passaggio da una fase “elastica” a una “inelastica”, passaggio che potrebbe avere esito in una rottura della caldera dei Campi Flegrei. A questo proposito, Doglioni ha dichiarato: “al momento non ci sono indicazioni in tal senso, perché se ci fosse una evoluzione di questo tipo dovremmo vedere un aumento significativo dei gas emessi in superficie, cosa che al momento non osserviamo, però è chiaro che la possibilità rimane aperta, e nulla viene escluso. L’evoluzione delle prossime settimane sarà importante per capire lo sviluppo della crisi bradisismica“.

Quanto a una possibile eruzione, Doglioni precisa: “noi non abbiamo indicazioni che ci sia magma vicino alla superficie. Non sappiamo se dalla profondità della camera magmatica siano iniziati a risalire dei fusi magmatici. Sicuramente sono risaliti dei fluidi, come l’acqua della quale è imbevuta la crosta che viene riscaldata e quindi tende a salire verso la superficie. Il tutto determina una pressione verso l’alto, l’inarcamento del suolo e la sismicità”.

A fronte di un quadro in evoluzione e ancora non definito l’attenzione è estremamente elevata e la collaborazione dell’INGV con le autorità preposte a gestire le emergenze è continua. “Da quanto è a nostra conoscenza – conclude Doglioni – i comuni coinvolti si sono attivati a tempo debito e hanno dei piani adeguati. La nostra collaborazione con la Protezione Civile è massima”.

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