Nel Regno Unito, in Svezia e in Germania, i governi stanno facendo un’inversione di marcia rispetto alle rigorose politiche per le emissioni zero (net zero). “Mentre i decisori politici e l’opinione pubblica comprendono che uno scenario non plausibile (RCP8.5), che ora è rifiutato, ha alimentato la paura di un’emergenza climatica, le persone si sentono sollevate dall’eco-ansia, sapendo che “abbiamo tempo””, afferma Friends of Science Society, gruppo indipendente di ingegneri e scienziati della terra, dell’atmosfera e del sole, che da 20 anni fornisce approfondimenti sulla scienza del clima.
“Il crescente malcontento tra gli elettori non favorisce il Green Deal dell’UE”, afferma Friends of Science. “Il governo Sunak nel Regno Unito sta facendo un’inversione di marcia sulle politiche climatiche. “Politico” ha riferito il 7 settembre 2023, che il divieto tedesco delle caldaie a gas ha quasi distrutto il governo di coalizione di Olaf Scholz, ma con costi di implementazione sconcertanti per i consumatori, la popolazione dice “no”. La Svezia, a lungo baluardo della neutralità climatica e patria di Greta Thunberg, ha abbandonato la sua politica al 100% rinnovabile a giugno, come riportato dal Western Standard, aprendo la porta a una maggiore energia nucleare”, ricorda Friends of Science.
“Molte persone hanno seguito gli allarmisti climatici per andare avanti”, nota Friends of Science, citando un articolo di “Doomberg”: “questo gruppo è ora consapevole della Grande Bugia venduta dagli allarmisti climatici: che possiamo ridurre radicalmente il nostro uso di combustibili fossili senza avere un impatto significativo sui nostri stili di vita. Era abbastanza giusto fare piedino con tali ipotesi quando l’energia era abbondante e i tassi di interesse oscillavano intorno allo zero, ma con l’espandersi della crisi energetica e l’aggravarsi delle pressioni inflazionistiche, le conseguenze iniziali del disaccoppiamento dai combustibili fossili hanno lasciato molti a chiedersi silenziosamente per cosa avessero firmato esattamente”.
La Prof.ssa Jessica Weinkle riferisce che il suo allarme climatico, che la accompagnava fin dall’infanzia, è svanito quando ha imparato di più sulle sfumature della scienza del clima e sulla confluenza tra scienza e politica, riporta Friends of Science. Weinkle nota che le professioni di aiuto della psicologia sembrano dedite ad affermare l’eco-ansia come una “risposta sana alla crisi climatica“. Weinkle è particolarmente dura con l’American Psychological Association (APA) per essere diventata propagandista della crisi climatica e con quegli altri finanziatori dietro le quinte delle campagne sulla paura del clima. “Le campagne di disinformazione/falsificazione climatica minano il benessere umano, soprattutto tra i bambini, e lo fanno alla ricerca di guadagni politici e finanziari da parte di interessi particolari”, scrive Weinkle.
Roger Pielke Jr. scrive su “The Honest Broker” che la nuova realtà climatica è una in cui il futuro non è così terribile, ma che questo non ha ancora fatto notizia in prima pagina. “Nonostante il crescente riconoscimento del fatto che le nostre visioni collettive del futuro sono cambiate rapidamente e in modo radicale, questo cambiamento di prospettiva – positivo e incoraggiante per giunta – non è ancora apparso nelle politiche, nei media o nelle discussioni scientifiche sul clima. Quel silenzio non può durare, perché la realtà è persistente“. Pielke Jr. e il collega Justin Ritchie hanno esposto il fatto che il presunto scenario “business-as-usual” – “immutato” – (Representative Concentration Pathway – RCP 8.5), era in realtà non plausibile e non era mai stato concepito per essere utilizzato per la pianificazione politica. Il loro articolo sottoposto a revisione paritaria del febbraio 2021 è intitolato “Distorcere la visione del nostro futuro climatico: l’uso improprio e l’abuso dei percorsi e degli scenari climatici”.
“Quando lo scenario RCP 8.5 viene escluso dal dibattito sul clima, è chiaro che non esiste né una crisi climatica né un’emergenza climatica”, afferma Friends of Science Society, facendo eco alle parole della rete CLINTEL (Climate Intelligence Network). CLINTEL è composta ormai da 1800 membri che affermano che “non esiste un’emergenza climatica”. “Abbiamo tempo”, è il messaggio che ribadisce Friends of Science Society, contrapponendosi a quello dell’urgenza di agire sbandierato dagli allarmisti climatici.
Gli esperti di Friends of Science citano la lettera che CLINTEL ha inviato a Jim Skea, Presidente del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), chiedendo l’avvio di una discussione aperta e cooperativa tra CLINTEL e gli scienziati dell’IPCC. Sottolineano che tre nuovi studi sottoposti a revisione paritaria mostrano che la maggior parte del riscaldamento è naturale. La lettera afferma: “in breve, gli scienziati del CERES sono giunti ad una conclusione molto importante: “le stime scelte dall’IPCC sui cambiamenti nell’attività solare (“irradianza solare totale” o TSI in breve) rappresentavano solo un piccolo sottoinsieme di quelle utilizzate dalla comunità scientifica. Molte delle stime della TSI che l’IPCC aveva trascurato nella propria analisi suggeriscono che la maggior parte del riscaldamento a partire dal XIX secolo potrebbe essere naturale – soprattutto dai dati non urbanizzati”. Quest’ultima parte è molto rilevante, dato il fatto che le misurazioni nelle aree urbane sono state sempre più influenzate dal noto effetto isola di calore”.
“Questa è una buona notizia”, conclude Friends of Science Society. “I nostri figli non dovrebbero soffrire di eco-ansia e paura. Il cambiamento climatico è naturale quanto la vita stessa e dobbiamo adattarci”.