I disordini ipertensivi della gravidanza (HDP) sono in aumento. Ad incidere sul fenomeno è soprattutto l’età del concepimento e il fatto che statisticamente – dopo i 35 anni – una donna su cinque deve ricorrere alle cure mediche per poter avere un figlio. Con un focus sui rischi e sulle patologie correlate alla preeclampsia – oggi sabato 16 settembre nella sede etnea di Idipharma – sono stati approfonditi studi e recenti ricerche sul tema. Il seminario è stato patrocinato da AIPE, l’Associazione Italiana Preeclampsia. “La fertilità spontanea è variabile nelle donne: la capacità di adattamento dell’organismo materno alla gravidanza è strettamente proporzionale all’avanzare dell’età – afferma Enrico Ferrazzi, direttore clinico ostetricia Mangiagalli dell’Università di Milano – a 25 anni la percentuale di rimanere incinta è del 25% per ogni rapporto, dopo 35 anni scende intorno al 5/8%“. Per sviluppare una gravidanza senza complicazioni l’organismo deve rispondere ad ottimali condizioni di performance, di capacità cardiopolmonare e metabolica.
Tenuto conto delle condizioni culturali, sociali, lavorative che oggi incidono sull’età del concepimento, secondo Ferrazzi, “se si intende avere una gravidanza a 35-37 anni, è importante dare all’organismo dei segnali di salute: se il sistema cardio-polmonare è in forma, la pressione è buona e la circolazione è regolare, s’incide positivamente sulle ovaie e sull’utero“. Essere sovrappeso pone invece l’organismo in condizioni di infiammazione, “questo influenza moltissimo le complicazioni durante la gestazione – sottolinea Ferrazzi – se avete 35 anni e pianificate di concepire un figlio nell’anno successivo, dedicate almeno tre ore alla settimana all’attività fisica; eliminate gli zuccheri dall’alimentazione, l’eccesso di farinacei, aggiungete le proteine; ritornate alla dieta dei nostri nonni, adottate una dieta mediterranea”.
“L’evento di oggi in Sicilia – afferma il professore Federico Mecacci, responsabile della Medicina Materno Fetale dell’azienda Ospedaliero Universitaria Careggi – è una vetrina nazionale con un valente programma scientifico sui disordini ipertensivi della gravidanza e su tutti gli aspetti correlati ad una condizione che interessa il 15% delle gravidanze“. Sui casi di HDP in aumento, Federico Mecacci spiega: “oltre i 40 anni il 15% delle gravidanze avvengono per procreazione medicalmente assistita e ovodonazione”. Si aggiunge a questo fenomeno, l’incremento dell’obesità e del sovrappeso nella popolazione, “in Italia – sottolinea Mecacci – le donne in età fertile con problematiche metaboliche sono circa il 20%, tutte potenzialmente a rischio di disturbi ipertensivi. Una problematica di interesse attuale – aggiunge – è sicuramente quella relativa al diabete in gravidanza: è in aumento la popolazione interessata, il tema è al centro di continui sviluppi, ricerche e linee guida europee e americane. Oggi in Italia il 16% della popolazione in gravidanza soffre di disturbi metabolici: nello specifico dopo i 40 anni l’incremento del diabete gestazionale aumenta del 70%“.
Questa crescita si traduce in rischi e criticità, in un progressivo aumento di visite di controllo, di insulinoterapia, di induzione al parto pretermine. Tutti i quadri più pericolosi delle pazienti in preeclampsia devono essere gestiti da ospedali di terzo livello. “I casi di nascita pretermine – spiega Mecacci – devono prevedere la garanzia di una terapia intensiva o subintensiva neonatale, e skill specifiche della patologia ostetrica e anestesiologica. È fondamentale sensibilizzare la popolazione e aumentare la consapevolezza sulle conseguenze di tali disturbi – conclude – per tutelare la mamma e il bambino, nel tentativo di ridurre l’incidenza di questo fenomeno e gestire al meglio i rischi”.
Durante il seminario è emerso dagli studi sui disturbi ipertensivi in gravidanza la correlazione con patologie cardiovascolari che le donne sviluppano nei 15/20 anni successivi al parto. “L’organismo – afferma Mecacci – che è stato già soggetto ai disturbi ipertensivi in gravidanza risulta quindi potenzialmente a rischio, e andrebbe gestito con mirate attività di prevenzione, superato il parto dovrebbe dunque adottare nuovi stili di vita più consoni alla predisposizione patologica“.
Un altro dei temi di approfondimento è stata la diagnosi mirata sui disturbi ipertensivi della gravidanza: un ambito trattato dal professore ordinario ginecologia ostetricia Università di Roma Torvergata Policlinico Casilino Herbert Valensise, secondo il quale “in passato durante la diagnosi veniva storicamente valutata soltanto con la pressione arteriosa della madre, oggi è dimostrato che la valutazione deve essere integrata e deve tener conto non soltanto della pressione delle pazienti, ma delle condizioni cardiovascolari, del fegato, dei reni della donna. L’emodinamica materna, ci consente di capire esattamente qual è il grado di patologia della madre, e quindi orienta al meglio la terapia”.